Un fulmine a ciel sereno. “E’ morto Forti Grazzini“. Ma come, ma cosa dici? Eppure è così. Il prof. Forti Grazzini, per tutti noi suoi studenti “il Nello“, se ne è andato venerdì 29 ottobre, dopo due anni di malattia.
“Finalmente quest’anno abbiamo raggiunto la dignità dell’educazione fisica“, esordì alla prima lezione della terza liceo: dopo due anni passavamo da un’ora a due ore a settimana con lui. Non si capacitava (e noi con lui) che al liceo classico la storia dell’arte partisse solo dal terzo anno (la prima liceo), col risultato che mentre nelle ore di storia studiavamo il Medioevo, con lui stavamo iniziando l’arte greca. Alla fine dell’ultimo anno al liceo Parini, di cui fu studente del corso B e dove ha insegnato per una vita, siamo giusto riusciti a finire i fiamminghi. Quanto ho amato i fiamminghi, grazie a lui, quale amore riusciva a trasmettere per l’arte.
Forti Grazzini: non un semplice prof
Forti Grazzini non era un semplice professore di storia dell’arte di liceo. Era uno Storico dell’arte con la S maiuscola, uno dei massimi esperti italiani ed europei di arazzi. Negli anni ’90 smise per un anno l’insegnamento al Parini perché chiamato al Quirinale a catalogare l’immenso patrimonio artistico del Colle su quel tema. Da quell’attività ne venne fuori un libro edito da BNL nel 1994.
Noi studenti tutto questo non lo sapevamo, almeno finché siamo stati suoi studenti. Non era il tipo da vantarsi dei risultati raggiunti, non gli piaceva apparire. Non l’ho mai visto arrabbiarsi, sembrava accettare impassibile qualsiasi cosa: il suo regno era l’aula di storia dell’arte e la sua unica arma il proiettore di diapositive, a migliaia. Le sue lezioni erano sempre al buio, e noi non lo vedevamo mai in faccia. Del Forti Grazzini la cosa che ti rimaneva maggiormente impressa era la voce, mentre cercavi di prendere appunti con la sola luce che entrava dalla porta, lui dietro di noi col proiettore, noi davanti a scrivere e ascoltare.
Un mondo capovolto, il suo: mentre i “secchioni” nelle altre ore di lezione stavano davanti, alle sue erano costantemente in ultima fila. Davanti si mettevano quelli che non capivano (e hanno continuato a non capire) l’importanza di quello che faceva con le sue diapositive. E ciononostante non si vendicava al momento del voto: gli appunti su ciò che diceva a lezione servivano per il 10 in pagella.
Il Nello fu l’unico professore che ebbe il coraggio di portare la mia classe in gita: una giornata a Padova, alla scoperta della Cappella degli Scrovegni e delle bellezze della città. Era mercoledì 31 gennaio 2007, una giornata indimenticabile. Se amo Padova è soprattutto grazie a lui, non solo per la forte valenza simbolica dovuta alla figura di Enrico Berlinguer.
Proprio quando decisi di fare la mia tesina di maturità sulla questione morale e su Enrico Berlinguer, riuscì a ritrovarmi per storia dell’arte due opere che al meglio rappresentassero “lo scontro tra amor di patria e gli affetti familiari” (“Il giuramento degli Orazi” e “I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli” di Jacques-Louis David).
Grazie Prof
La notizia della sua morte avrebbe meritato qualche articolo sui principali quotidiani nazionali. Invece non ne ho trovato alcuno. Se non fosse stata per una compagna di liceo di mia sorella, che ieri sera l’ha avvisata, sarei rimasto ignaro di una così grande tragedia. Per noi studenti, che lo amavamo alla follia proprio perché sembrava vivere in un altro mondo, protetto da uno scudo di cortesia e gentilezza dove tutte le miserie umane parevano infrangersi. Ma soprattutto per la storia dell’arte italiana.
Il prof. Nello Forti Grazzini ci ha insegnato a riconoscere il bello anche laddove il bello sembra proprio non poterci essere. Non solo a riconoscerlo, ma anche a difenderlo. Le sue lezioni di storia dell’arte, relegate da un sistema scolastico malato e perverso in un angolino buio del nostro liceo, erano in realtà perle rare in un mondo di porci.
Nel Paese senza memoria dove l’abusivismo impera, forse il modo migliore che abbiamo noi studenti che abbiamo avuto la fortuna di averlo come professore è lottare perché la storia dell’arte abbia la stessa dignità in un liceo classico delle ore di greco e latino. E non solo lì, perché il grande patrimonio culturale e artistico del nostro Paese, costantemente sotto attacco, ha davvero bisogno dell’impegno di tutti.