Dunque, mentre l’Italia va a rotoli, gli scandali si moltiplicano e le mafie prosperano, i media e i giornali italiani, con la loro innata vocazione al pettegolezzo, non trovano niente di meglio da fare che rilanciare sulle prime pagine delle proprie testate gli scontri all’interno del PD e tra questo e i suoi alleati/avversari (alleati nei giorni dispari, avversari in quelli pari).
In tutto ciò, mentre ci ammorbano con squisite analisi politiche, sondaggi elettorali e l’insulto del giorno, a nessuno viene in mente di chiedere ai candidati in lizza quali siano le proprie idee a proposito di un tema non propriamente secondario: l’antimafia.
Qualche critico potrebbe dire: basta vedere come si sono comportati i partiti (tutti) sulla trattativa Stato-Mafia, schierandosi dalla parte di chi cercava di depistare le indagini, anziché con chi cercava la verità. Non mi limiterò a questo, benché il fuoco contro la Procura di Palermo ricordi tanto quello contro Falcone e Borsellino ai tempi del maxi-processo (finché, saltati per aria, sono diventati “eroi”).
Sono così andato a vedere il programma dei tre principali candidati: Bersani, Renzi, Vendola. Ebbene, tra le proposte di costoro l’antimafia non sembra nemmeno l’araba fenice, di cui tutti ne parlano, ma nessuno sa dove sia. Qua proprio, oltre a non sapere dove sia, nessuno ne parla.
Nel programma ufficiale del Partito Democratico, alla voce “proposte” la parola antimafia non compare MAI: sotto il cappello “giustizia” si trova qualche blando accenno contro la corruzione, ma non si riesce a trovare nient’altro. Il sito in ogni caso è fatto molto male, quindi può darsi che sia nascosta chissà dove, ma il fatto che non sia messa come capitolo a parte nelle “proposte” e sia facilmente individuabile la linea del PD su questo tema la dice lunga.
Ho citato il programma del PD, perché si spera coincida con quello del suo segretario (anche perché Bersani non ha ancora un sito tutto suo dove ha elencato le sue proposte).
Matteo Renzi, invece, le sue proposte ce le ha divise in punti, 12. Un bel programmino, chiaro, semplice e… non pervenuto sull’antimafia. Sì, perché l’unico accenno al problema “dell’infiltrazione mafiosa” ce l’abbiamo sotto la voce “La garanzia della sicurezza“. In un politichese da far spavento (decisamente da rottamare), il sindaco di Firenze (o chi per lui, comunque non uno che ne capisca di antimafia), sostiene che bisogna andare oltre i tradizionali strumenti di repressione e, udite udite:
Per mettere in campo progetti innovativi e cogliere la mutevolezza dei fenomeni in questo campo avrà un ruolo strategico la valorizzazione di esperienze di indagine condotte in alcuni contesti e la sperimentazione di osservatori locali finalizzati a leggere in maniera integrati i dati rilevanti in possesso dei vari attori istituzionali (Procure, Prefetture e Forze di Polizia, Amministrazioni locali).
Insomma, tanto fumo, niente arrosto. Come nel caso di Nichi Vendola, che addirittura ha un sito talmente fatto bene che si riesce solo ad accedere alla prima delle 6 proposte per l’Italia: quella sulla cultura (per un ministero della creatività). Quando i creativi vendoliani ci faranno sapere cosa intendono fare per contrastare le organizzazioni mafiose, potremo dare un giudizio complessivo anche sulla candidatura.
In definitiva, l’antimafia è de facto fuori dall’agenda e dalle parole d’ordine dei principali competitori alle primarie. Una bella notizia per l’Italia. E per i mafiosi, of course.
Del resto, finché una tessera di partito conterà di più dell’interesse generale del Paese, la mafia non verrà mai sconfitta. E se non lo sarà nemmeno in futuro, sapete a chi dare la colpa. Anzitutto a voi stessi, che spenderete anche dei soldi per andare a mettere la croce su un nome e un cognome, pensando che basti quello per cambiare le cose. Il problema non sono le persone, il problema è il sistema. Chissà quando gli Italiani ci arriveranno.