Pier Luigi Bersani si è dimesso. Lo ha annunciato all’assemblea dei grandi elettori del PD, tutt’ora in corso. Lascerà formalmente dopo l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ma l’oramai l’ex-leader del PD, uscito con le ossa rotte prima dall’affossamento di Marini e le proteste della base, poi dai franchi tiratori su Romano Prodi, ha ritenuto di non andare oltre.
Si è dimessa anche Rosy Bindi da presidente del PD, dimissioni consegnate a Bersani già il 10 aprile, ma rese note solo oggi, dopo l’ennesima figuraccia del Partito Democratico.
Che dire, sarebbe bastato votare Stefano Rodotà sin dalla prima votazione, come abbiamo chiesto noi due giorni fa e con noi ben 55mila persone. Hanno deciso di andare serenamente verso il suicidio programmato.
Le dimissioni di Bersani, però, non sono un bel segnale, perché riferiscono autorevoli fonti interne al PD che ora l’ipotesi più accreditata sia quella di mandare Massimo D’Alema al Quirinale, il cui primo atto sarebbe quello di nominare senatore a vita Silvio Berlusconi, offrendogli quindi l’immunità a vita, come fu fatto in Cile per il dittatore cileno Augusto Pinochet.
Nicola La Torre ha infatti affermato che
“Prima di individuare una nuova candidatura bisogna sciogliere il nodo politico di fondo”. O decidiamo di convergere su una candidatura come quella di Stefano Rodotà, che pur con la sua solida tradizione politica e un indiscutibile spessore morale, rischierebbe però di dividere il Paese. Oppure decidiamo di comportarci come sette anni fa, quando pur potendo eleggere Massimo D’Alema ritirammo la sua candidatura perchè divisiva e mettemmo in campo Giorgio Napolitano che, pur non votato dal centrodestra, non fu certamente osteggiato.”
In effetti, Massimo D’alema unirebbe il Paese. Ma per farlo scendere compatto in piazza a protestare e a fare un ’48. Il che può essere un bene, per carità, ma vista l’occasione storica che abbiamo con Rodotà, non capisco proprio perché dovremmo buttarla al vento.
Continuate a firmare e a far firmare per Rodotà. Ed evitiamo questo scempio.