Sono di ritorno dall’Emilia Romagna, dove ho presentato Casa per Casa, Strada per Strada, di Enrico Berlinguer. Mercoledì ero in Toscana. In entrambe le occasioni mi trovavo in casa PD. Ebbene, forse lor signori accoccolati tra le nuvole delle poltrone governative non l’hanno ancora capito, ma questa storia della non sfiducia ad Alfano rischia di essere un punto di non ritorno. Perché non ce n’era uno, manco a pagarlo, di militante PD che provasse anche solo a difendere l’atteggiamento di Ponzio Pilato della dirigenza, che ha messo davanti ai diritti umani la difesa delle poltrone di governo.
Del malumore se ne sono accorte le sentinelle dei big, che infatti temono forti contestazioni dei ministri e dei parlamentari corresponsabili di questa vergogna nazionale. E pare vogliano tenersi alla larga dalle feste democratiche, come mi ha confermato più di uno. E il democristiano Fioroni addirittura chiede di rinviare il congresso. E certo, in effetti, il PD non ha perso 4 milioni di voti, non ha rischiato di perdere elezioni in cui aveva 20 punti di vantaggio, è proprio il caso di dirsi “bravi”, non fare alcuna discussione sulla linea politica e continuare a governare con il PDL “almeno fino al 2015“, come auspica Enrico Letta (per fare cosa, ancora non s’è capito).
Un Partito che ha la pretesa di dirsi democratico nel nome avrebbe anzitutto il dovere di consultare i suoi iscritti e militanti circa quella che dovrebbe essere la linea politica del partito. Poi, visto che tra l’altro deve prendere anche i voti, sarebbe il caso di consultare anche i propri elettori. Se c’è stato l’esodo di massa, è evidente che non sono loro i cretini, ma chi ha dettato la linea l’ha dettata sbagliata.
E, lasciatemelo dire, una dirigenza di un partito che ha paura a confrontarsi con i propri militanti merita solo di sparire dalle cartine di tornasole della politica italiana. Esattamente come i nani e le ballerine del PSI di Bettino Craxi.