Il presidente di Confindustria Trapani denuncia gli estorsori: tre arresti

La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. (Paolo Borsellino)

Per sentire quel fresco profumo di libertà  tanto caro a Paolo Borsellino, c’è bisogno di cambiare il vento, c’è bisogno di fatti come quello successo stanotte nel trapanese. Gregorio Bongiorno, presidente di Confindustria Trapani, denuncia i propri estorsori e davanti agli inquirenti ammette di aver pagato il pizzo: “Non facevano richieste da sei anni, adesso volevano che saldassi tutto”.

Gli agenti della Squadra Mobile di Trapani hanno eseguito nella notte tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo. I provvedimenti cautelari sono stati notificati a Mariano Asaro, 57 anni, ritenuto dagli inquirenti come un esponente di spicco di Cosa Nostra del Trapanese; Gaspare Mulè, 46 anni e Fausto Pennolino di 51. I tre sono accusati di estorsione e tentata estorsione con l’aggravante della modalità mafiosa.

Imprenditore del settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti, l’Agesp, Gregory Bongiorno – da pochi mesi eletto presidente di Confindustria Trapani – ha raccontato di aver ricevuto nei mesi scorsi la “visita” degli uomini del pizzo che gli hanno chiesto una rata da 10 mila euro. Inoltre, l’imprenditore avrebbe dovuto pagare gli “arretrati”, per gli anni in cui i boss erano in carcere e quelli in cui durante la malattia della madre, titolare dell’azienda prima di Bongiorno e da poco deceduta, non avevano avanzato alcuna richiesta: “Noi abbiamo avuto rispetto per la salute di tua madre, ma adesso devi darci anche questi arretrati”.

Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e delegato nazionale di Confindustria alla Legalità, dichiara: «La strada della denuncia è l’unica che noi conosciamo. Ho avuto modo di dirlo qualche giorno fa e sono pronto a ribadirlo oggi: la mafia si sta riorganizzando. Sta rialzando la testa utilizzando i soliti vecchi sistemi, ma anche delegittimando chi lavora per denunciare. Tanto è stato fatto ma siamo ancora all’inizio. Confindustria, che lavora in tandem con Addiopizzo e, più in generale, con la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura, ha ribaltato il sistema: emarginiamo chi non denuncia e facciamo capire che siamo contro chi distorce il mercato. Voglio ringraziare magistratura e forze dell’ordine per la celerità con la quale è stata condotta questa operazione e complimentarmi con chi fa questo tipo di scelta perché solo così è possibile parlare di sviluppo della Sicilia ».

Anche il vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello, ribadisce che Confindustria sarà sempre al fianco di chi denuncia: «La denuncia di Bongiorno è la dimostrazione che il codice etico di Confindustria funziona. Oggi gli imprenditori denunciano perché sanno di non essere più da soli. Ed è questo l’atteggiamento che noi dobbiamo continuare ad incoraggiare. Oggi potrebbe non esserci più un altro caso Libero Grassi ».