Il 25 Ottobre è venuto a mancare Augusto Odone, il quale mise a punto un mix di oli, noto come Olio di Lorenzo, composto da acido erurico e acido oleico in proporzione di circa 4:1, più un 2% di altri componenti. Augusto somministrò la miscela al figlio Lorenzo, affetto da adrenoleucodistrofia (ADL), rallentando il progredire della malattia. L’ADL è una rara malattia che causa la degenerazione della mielina (la guaina che ricopre i nervi del sistema nervoso) portando ad una progressiva incapacità dei movimenti, fino alla totale immobilità, demenza e insufficienza surrenalica da atrofia.
Ha fatto un certo effetto leggere i titoli dei giornali di come Augusto sfidò la medicina ufficiale e trovò una cura con un metodo “fatto in casa”. Peccato non sia così, Anche un giornalista attento come Massimo Gramellini cade (in parte) nella trappola con questo suo articolo. In realtà i genitori di Lorenzo non si rassegnarono al verdetto infausto dei medici che avevano in cura il figlio, comportamento normalissimo di chi non si dà per vinto, e studiarono, si informarono, ascoltarono i pareri di diversi medici. Trovarono aiuto in Hugo Moser, ricercatore del Kennedy Krieger Institute che studiava appunto l’ADL, nello sviluppo di una terapia anche farmacologica. Sulla somministrazione della miscela di oli, Moser non sempre si trovò in accordo con i coniugi Odone. E’ stato infatti dimostrato che l’olio di Lorenzo non “ripara” la mielina né tantomeno ha effetti su altri disordini dovuti alla sua degenerazione, così come è anche specificato sul sito della Myelin Project Foundation, fondata dai coniugi Odone per promuovere gli studi su questo genere di malattia. E’ anche possibile vedere come la fondazione finanzi e collabori con il mondo della ricerca cosiddetto “ufficiale”.
Niente di fatto in casa, solo tanta perseveranza e tanta dedizione.
Fa molto riflettere che questa notizia sia stata strumentalizzata, fornendo informazioni false o solo parzialmente vere, per dichiarare come la medicina ufficiale sia stata superata da una terapia “casalinga”. Forse perché oggi va di moda parlare a sfavore della scienza e questo fenomeno è dovuto soprattutto alla disinformazione, le cui colpe sono da trovare nel chi fa scienza. Il mio invito è quello di essere cauti con certe affermazioni poiché oggi il mondo scientifico è sotto l’attacco di un oscurantismo e fanatismo di proporzioni mai viste prima.
Con questo non voglio dire che la scienza custodisca la verità assoluta. In seno alla scienza è in corso un dibattito sul metodo di valutazione dei lavori scientifici, ovvero la revisione tra pari (peer review), che mostra alcune falle nella verifica degli esperimenti. Questo perché costringe a dover pubblicare ad ogni costo, anche omettendo dati. Il bello del mondo scientifico è che sa fare autocritica, mettendo spalle al muro chi pubblica ricerche non riproducibili quindi non attendibili. Il meccanismo criticato dalla gran parte degli accademici è che si predilige pubblicare una scoperta piuttosto la confutazione della stessa: in altre parole si preferisce pubblicare qualcosa di nuovo anziché la dimostrazione di ricerca sbagliata. L’inversione di tendenza è in atto con l’applicazione del principio “fidati ma verifica”. Quello di cui non c’è bisogno è di leggere articoli su testate giornalistiche o vedere in televisione novelli stregoni che, grazie ai loro intrugli, “sono arrivati dove la scienza ha fallito”.
Non perché la scienza sia infallibile, ma perché gli stregoni appartengono al mondo del fantastico.