In Grecia, pochi giorni fa, sono stati pubblicati i risultati di un sondaggio politico-elettorale a dir poco inquietante. Secondo questa rilevazione demoscopica, infatti, il partito neonazista Alba Dorata sarebbe la prima forza politica ellenica con il 26% dei consensi. In seguito all’omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssas, avvenuto nel mese di settembre, il leader di questo partito, Nikos Michaloliakos, è stato arrestato e le autorità greche hanno avviato le procedure per mettere al bando Alba Dorata. Tuttavia, i neonazisti continuano ad essere molto popolari e questa notizia sconvolgente non è stata messa per nulla in evidenza dai media europei. Probabilmente, i mezzi d’informazione non vogliono turbare in maniera eccessiva i membri delle cancellerie del Vecchio Continente…
In questi ultimi anni siamo stati bombardati da espressioni come “non dobbiamo fare la fine della Grecia”, “è giusto adottare queste misure economiche, altrimenti gli Italiani diventeranno poveri come i Greci” e “è necessario avere i conti in ordine, altrimenti rischieremmo il default come in Grecia”. Gli abitanti dell’antica Ellade sono i Paria del nostro tempo. Quando si discute dei problemi greci, il più delle volte gli abitanti di questo Paese vengono indicati come degli incapaci, come degli sfigati, come delle persone che hanno scialacquato ingenti risorse pubbliche e che hanno quindi vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Nei Paesi europei dell’area mediterranea gli sperperi ci sono effettivamente stati, ma questo non è un buon motivo per mettere intere nazioni in ginocchio. Secondo la Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) i Greci sono però dei veri e propri peccatori e devono pertanto espiare le loro colpe con massicce dosi di austerità. Stando alle direttive di questi carnefici in giacca e cravatta provenienti da Bruxelles, da Francoforte e da Washington, i conti pubblici devono essere riportati in equilibrio senza “se” e senza “ma”, anche a costo di mettere sul lastrico milioni di persone.
John Maynard Keynes, una volta abbandonata la Conferenza di Pace di Versailles nel 1919, scrisse un libro intitolato “Le conseguenze economiche della pace”. In questo volume, il celebre economista britannico previde che le riparazioni di guerra imposte alla Germania avrebbero condotto questo Paese su una strada molto pericolosa. “La vendetta non tarderà”, scrisse quindi Keynes a proposito del problema tedesco. Quattordici anni dopo, nel 1933, un signore chiamato Adolf Hilter sarebbe salito al potere, instaurando uno dei regimi più brutali della storia umana…
Nelle capitali europee, evidentemente, i libri di storia scarseggiano e le élite politiche del Vecchio Continente non si rendono conto del baratro verso il quale ci stiamo dirigendo. Il Titanic dell’Unione Europea è prossimo all’inabissamento, ma i sopravvissuti continuano a ballare come se nulla fosse anche sulle scialuppe di salvataggio. Il governo greco, sostenuto dai conservatori di Nuova Democrazia e dall’ormai esangue Partito Socialista (PASOK), è guidato da Antonis Samaras ed è un esecutivo fantoccio, che sta imponendo nuove misure draconiane ad una popolazione già stremata. Entro la fine del 2014 verranno licenziati altri quindicimila dipendenti pubblici, mentre la televisione pubblica ERT ha chiuso definitivamente i battenti il 7 novembre. La principale forza d’opposizione, la sinistra radicale di Syriza guidata da Alexis Tsipras, ha cercato di sfiduciare il governo di Samaras l’11 novembre scorso, senza successo. Syriza è ormai l’unica alternativa di fronte all’impetuosa avanzata di Alba Dorata e bisogna augurarsi che questa coalizione progressista guidata da Tsipras prevalga sui neonazisti ellenici. Se ciò non dovesse accadere, la Grecia potrebbe essere la punta di un iceberg destinato a travolgere l’intero continente europeo. Karl Marx scrisse che “la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Il dramma è che, questa volta, la tragedia potrebbe concedere un bis…