Il guaio è che, in Italia, dopo il PCI non c’è stato più niente. Tanto che, anche noi giovani, anche noi che dovremmo essere capaci solo di guardare avanti, riusciamo a rimanere bloccati nella nostalgia per qualcosa che non abbiamo nemmeno conosciuto.
Se fossimo, giovani e meno giovani, da un’altra parte, in un altro Paese, forse avremmo bandiere diverse, e magari ci chiamerebbero treehuggers, o ecolo, o perfino hyppies, invece che comunisti. Ma in Italia non abbiamo rifermenti nel presente, non condividiamo nessun sogno per il futuro che sappia crescere indipendente da quel senso di nostalgia. Così, non appena immaginiamo una società che non escluda nessuno in modo sistematico, un sistema economico più equo, un mondo pulito nei modi e nei mezzi, ecco che siamo comunisti. Ma ciò che importa è siamo ancora capaci di immaginare, nonostante tutto, e di sperare. Spesso ci arrabbiamo, ma stiamo imparando a usare la rabbia per creare, invece che per distruggere, e sarà meglio che il mondo si tenga pronto, perché impariamo in fretta. La nostalgia per il sogno che è stato, forse rimarrà. Ma credo che saremo capaci di portarlo avanti, quel sogno. Di più, credo che saremo capaci di concretizzarlo.
Non si parla di quello che succederà tra un secolo, non si parla di ideali irraggiungibili né di teorie. Il cambiamento si sta facendo, qui ed ora. L’avventura è cominciata.
Stanno nascendo sempre più iniziative, per progettare e realizzare sistemi migliori, in tutto il mondo. Nella sfera politica, i principi della democrazia partecipativa stanno mettendo radici. Nella sfera economica, si condivide sempre di più, l’open source si diffonde, si torna a parlare di cooperative, si dà importanza alle imprese sociali, la sensibilità ecologica sta diventando contagiosa, si cerca di scalciare l’impersonalità nelle transazioni e di ricostruire il tessuto sociale che ne sta alla base; il sistema finanziario, così difficile da cambiare dall’alto, viene ridiscusso a livello locale, nascono monete complementari e piccoli gruppi d’investimento, la mutualità riprende un ruolo importante.
Cambiare si può, si deve, si farà. E non avverrà quando da un punto nel mondo esploderà un’idea, un movimento. Avverrà senza un botto, quando quei piccoli puntini che stiamo disegnando, con le nostre piccole iniziative, diventeranno così fitti da non far vedere più quello che c’era prima. Da oggi, ogni settimana vi parlerò di uno di questi puntini, sparsi per il mondo, mentre cerco di imparare a disegnarne anche io.
Facciamo sentire la nostra voce, diciamo cose di sinistra, informiamoci, sensibilizziamo, ma con le maniche rimboccate, mentre progettiamo e realizziamo. Non dimentichiamoci che siamo prima di tutto compagni d’avventura, e che dobbiamo fare qualcosa di sinistra.
la sinistra ha abbandonato il popolo…gli ideali ma nn solo loro…tutta la politica…i partiti si stanno spaccando si stanno trasformando,scompajono si fondono…hanno capito che la gente nn riesce piu’ a seguirli…quindi arriva il primo pifferaio magico e tutti dietro…
infatti facbk e’ un mezzo molto efficace…guarda caso la rivolta libica nasce prprio su internet….