In un’epoca in cui ha trionfato il principio della governabilità, a scapito delle garanzie istituzionali previste per le minoranze presenti nella società, è molto utile rileggere le pagine di “La democrazia in America” di Alexis de Tocqueville (1805-1859). Tocqueville, il quale apparteneva ad una famiglia della vecchia aristocrazia francese, nel 1831 aveva soggiornato per alcuni mesi negli Stati Uniti ed era rimasto particolarmente impressionato dal sistema istituzionale e dagli assetti sociali americani. Una volta ritornato in Francia, Tocqueville aveva dunque dato alle stampe “La democrazia in America”.
Gli Stati Uniti, secondo Tocqueville, stavano percorrendo una strada che avrebbe presto coinvolto anche le altre nazioni dell’Occidente industrializzato. L’eguaglianza delle condizioni che caratterizzava la società americana era un dato di fatto che avrebbe incontrato infatti pochissime resistenze anche in Europa. La società aristocratica dell’Ancien Régime era ormai defunta e le istituzioni monarchiche instaurate nuovamente in Europa in seguito al Congresso di Vienna del 1815 ne avrebbero fatto presto le spese. Nella visione politica di Tocqueville, tuttavia, l’eguaglianza doveva andare sempre a braccetto con la libertà. Nelle società democratiche, infatti, bisognava sempre difendersi dal rischio che si instaurasse una vera e propria dittatura della maggioranza. “Fuori dalla maggioranza, nella democrazia, non c’è nulla che resista. […] Negli Stati Uniti, una volta raggiunta la maggioranza su una certa questione, nessun ostacolo permette più non dirò di arrestare, ma nemmeno di ritardare la sua marcia, e di lasciarle il tempo di ascoltare i lamenti di quelli che essa schiaccia passando”, scrisse questo nobile francese nella sua opera.
Il timore di Tocqueville fu inoltre quello che, in un Paese come la Francia, la nascita della democrazia potesse portare ad uno stato centralizzato autoritario che sopprimesse qualsiasi autonomia individuale e qualsiasi autonomia delle comunità locali. Nel 1848 questo esponente dell’aristocrazia transalpina si schierò a favore della nascita della Seconda Repubblica, ma ammonì il nuovo regime sui rischi che egli stesso aveva evidenziato ne “La democrazia in America”. Come difendere pertanto la libertà senza intaccare l’eguaglianza delle condizioni? Secondo Tocqueville, era necessario tutelare per esempio la libertà dei comuni. Il livello municipale era infatti fondamentale per poter sviluppare una democrazia sana, dove i cittadini potessero partecipare in prima persona alla tutela del bene pubblico. Così come era fondamentale garantire le libertà comunali, allo stesso tempo era doverosa la garanzia del libero sviluppo dei partiti e delle associazioni, in modo tale che i cittadini potessero imparare la libertà in queste palestre di democrazia.
Per difendere l’idea di una Sinistra che non si adegui alle logiche arroganti sposate dal P.D. di Matteo Renzi è dunque molto stimolante riscoprire il pensiero di un intellettuale acuto come Tocqueville. La lotta contro la dittatura della maggioranza è assai ardua nell’Italia di oggi, ma essa è fondamentale per poter tutelare quei pochi barlumi progressisti che sono rimasti nel nostro Paese.