Nel 1958 la Francia attraversò una crisi politica potenzialmente devastante. La minaccia di un colpo di stato militare, proveniente dai generali presenti dal 1954 in Algeria per combattere contro il Fronte di Liberazione Nazionale arabo, era sempre più concreta. La Quarta Repubblica, sorta nel 1946, era una repubblica parlamentare e la legge elettorale in vigore in Francia in quel periodo era una normativa di stampo proporzionale. I governi dell’epoca era dunque ritenuti troppo deboli dalle gerarchie militari, le quali sognavano un uomo forte al potere a Parigi.
Per evitare che la situazione degenerasse, il primo giugno del 1958 il Presidente della Repubblica René Coty nominò Primo Ministro il generale Charles De Gaulle, l’eroe nazionale della resistenza contro i Nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Il 3 giugno, presentandosi di fronte all’Assemblea Nazionale, De Gaulle ottenne i pieni poteri per poter redigere in tempi assai brevi una nuova carta costituzionale. Questa costituzione venne redatta in fretta e furia nell’estate del 1958 e venne approvata con una maggioranza schiacciante dai cittadini francesi attraverso una consultazione referendaria, tenutasi il 28 settembre 1958. Solamente il Partito Comunista Francese ed alcuni esponenti Socialisti e Radicali si opposero al disegno istituzionale gaullista.
Da quel momento entrò pertanto in vigore la Costituzione della Quinta Repubblica, la quale è tuttora la carta fondamentale francese. In base ad essa il Presidente della Repubblica viene eletto a suffragio universale e gode di una serie di poteri abnormi, insoliti per una democrazia occidentale. Egli è infatti il dominus della politica transalpina, dato che il Primo Ministro è un suo uomo di fiducia e dispone di pochissime prerogative. Inoltre l’Assemblea Nazionale, eletta con un sistema elettorale maggioritario a doppio turno, è stata ridotta da più di cinquant’anni al ruolo di mero passacarte del potere esecutivo. Negli anni Sessanta François Mitterand definì la costituzione gaullista come “un colpo di stato permanente”. Un’analisi perfetta, anche se bisogna ricordare che lo stesso Mitterand fu in seguito un “golpista a tempo pieno” in qualità di Presidente della Repubblica francese dal 1981 al 1995…
La lezione istituzionale transalpina è molto utile per riuscire ad osservare con maggiore attenzione la realtà politica italiana del 2014. Matteo Renzi, l’homo novus della finta sinistra targata P.D., si appresta infatti a realizzare il suo “colpo di stato permanente” nella nostra penisola, piombata in una crisi senza fine. Il disegno renziano è molto chiaro. Il Senato diventerà un’assemblea priva di poteri reali e non sarà più eletta direttamente dai cittadini. La nuova legge elettorale progettata per la Camera dei Deputati, invece, ci regalerà un altro Parlamento di nominati e, a causa delle soglie di sbarramento allucinanti ideate dal P.D. e da Forza Italia, sarà poco rappresentativo della società italiana. Il governo, infine, si rafforzerà in maniera spropositata e non sarà più “intralciato” nel proprio cammino dai contrappesi necessari previsti finora dalla nostra Costituzione.
In Francia, perlomeno, il fautore di questa svolta autoritaria fu un gigante della politica come De Gaulle. Qui, invece, ci dobbiamo “accontentare” di Matteo Renzi. E ho detto tutto…