Buone notizie per Pasqua: nel DL IRPEF del governo, sbandierato come una rivoluzione, l’antico vizio di tagliare indiscriminatamente all’università (pubblica si intende) si conferma come l’unica linea di continuità dei governi di centrosinistra, centrodestra e di larghe intese degli ultimi 10 anni.
Quando ieri il coordinamento universitario Link e l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani (Adi) hanno denunciato che all’articolo 50 comma 6 del Dl compare un taglio di 30 milioni per il 2014 e 45 l’anno a partire dal 2015 al Fondo di finanziamento ordinario delle università (Ffo), la reazione del ministro Stefania Giannini, che il giorno prima aveva esultato per l’assenza di tagli, è stata un imbarazzante silenzio.
Oggi però su Repubblica il ministro ha dovuto ammettere la “sforbiciata” (la chiamano così), ma assicura che non sono tagli, bensì semplici “accantonamenti necessari per motivi di contabilità“. D’altronde “a tutti i ministeri sono stati chiesti sacrifici”, quindi “per ragioni di copertura finanziaria abbiamo dovuto mettere quella voce a bilancio”. E comunque viale Trastevere è “al lavoro per trovare all’interno del nostro ministero il risparmio che ci consentirà di non toccare il Fondo ordinario”.
Chi vivrà, vedrà. La morale è che si continua a tagliare all’università. Altro che svolta buona e verso cambiato: siamo sempre lì, aggrappati a una politica sull’istruzione di destra, classista e reazionaria. Con buona pace del pupo fiorentino e sodali.