C’è un non so che di grottesco nel tentativo di Matteo Renzi di defenestrare Federica Mogherini, suo ministro degli Esteri, paracadutandola su una delle poltrone più importanti nell’Unione Europea, in modo da giustificare un rimpasto di governo che altrimenti non avrebbe giustificazione alcuna, non essendo cambiata la maggioranza che sostiene il terzo governo di larghe intese della Seconda Repubblica.
Giudicata inadeguata in Italia, a tratti imbarazzante per il suo dilettantismo, benché abbia un curriculum di studi ottimo, non si capisce perché mai la Mogherini debba essere promossa a capo dell’intera diplomazia dell’Unione, quando in quel ruolo è necessaria una figura non solo competente, ma con esperienza e carisma, due doti che mancano alla Mogherini, così come mancavano a Lady Ashton, ininfluente e imbarazzante Mrs Pesc uscente.
Se il ministro degli esteri fosse stato, per esempio, la Bonino, Renzi avrebbe avuto certamente via libera al suo trucchetto per apparecchiare il rimpasto ad uso e consumo degli appetiti famelici dei suoi di poltrone di vario tipo: del resto, a cosa serve il 40,8% se non a questo? Ma il Ministro degli Esteri non è la Bonino, non ha il suo carisma, la sua esperienza, la sua competenza: peggio per Renzi che poteva tranquillamente confermarla nella pugnalata di San Valentino ad Enrico Letta.
E qui sta il paradosso: pur di non far arrivare alla presidenza UE il nipote di Gianni, sostenuto non a caso dal PPE, Renzi pare sia disposto a spendere la carta di Massimo D’Alema, già in pista per la stessa carica cinque anni fa. Il rottamatore che ha bisogno del rottamato per riparare a una figuraccia che dimostra tutti i limiti dei fuochi d’artificio del premier: possono impressionare l’elettore medio italiano, ma non fanno fessi i suoi colleghi europei.
C’è da dire che D’Alema almeno ha i requisiti per fare bene come Mr Pesc. La Mogherini proprio no. Se questo è lo spirito europeista del premier, l’Europa come luogo dove mandare gli indesiderabili (cfr Prodi nel 1999), allora possiamo “star sereni”: nei prossimi cinque anni in Europa non cambierà niente.