Sull’#indipendenza e l’illusione della #sovranità

Da che la Lega Nord si è buttata sul nazionalismo / razzismo / no-euro, raccoglie più consensi di quando urlava “Roma ladrona” e “Padania libera”. Non che queste idee abbiano smesso di attecchire qua e là, anzi, è che le persone sono spaventate dalla crisi e la priorità è cacciare rom, sinti, africani e rumeni. I meridionali per ora possono aspettare. Cacciarli da dove? Non dalla Padania. O almeno non subito. Si comincia col sacro suolo nazionale, poi si vedrà.

Le persone hanno paura. E specialmente quando hanno paura rifiutano l’idea dell’autonomia come fosse la peste.

Si è molto parlato della Scozia e della Catalogna in questi ultimi mesi. La questione dell’indipendenza delle due regioni pone sempre degli interrogativi sulla natura degli stessi movimenti indipendentisti. Sono razzisti? Nazionalisti? Sarà mica che son delle teste vuote come i leghisti? Una cosa è certa, infatti ce la ripetiamo spesso: Scozia e Catalogna non ce la faranno a sopravvivere, principalmente a livello economico. Perché solo le nazioni come le conosciamo oggi possono farlo. Ma è davvero così?

Dalla fine del nazionalsocialismo, in Germania sono stati soppressi alcuni versi dell’inno nazionale:

Deutschland, Deutschland über alles,
über alles in der Welt,
wenn es stets zum Schutz und Trutze
brüderlich zusammenhält.

In realtà il testo è del 1846, periodo in cui, parallelamente all’Italia, si costruiva la nazione tedesca e Adolf Hitler non era nemmeno nei piani dei suoi genitori. “La Germania sopra tutto” significava che l’unificazione era urgente e importante, molto più delle beghe tra staterelli e re e signorotti locali. Il nazionalismo tedesco di quel periodo ha avuto un peso politico e filosofico notevole. L’ideale dello stato-nazione era un potente collante, anche fra classi sociali.

Se però la costruzione della stato-nazione ha avuto un suo senso in un certo lasso temporale, non è detto che lo abbia ancora. I no-euro e i sostenitori della MMT non fanno che parlare di sovranità (monetaria) e di come si debba difendere la propria nazione dagli attacchi delle nazioni vicine. Poniamo per un attimo che sia stato un errore trasferire sovranità all’Unione Europea. Quale abbiamo trasferito? Una sovranità che già non ci apparteneva più, quella nazionale.

Tutto il potere ai soviet!

Era il 1917 e i soviet erano i consigli autonomi dei lavoratori, fatti dai lavoratori per i lavoratori. Senza capi, senza gerarchie.

Il regime bolscevico ha spogliato i consigli (soviet, in base al nome russo) del loro potere quando era ancora diretto da Lenin, e ha rubato il loro nome per appropriarsene, mentre era in realtà un regime anti-sovietico.
(Hannah Arendt, A propos des conseils ouvriers en Hongrie)

Il regime trasferì nel giro di pochissimo tempo il potere dal popolo (i soviet) al partito. Così come accadde nello stesso periodo in altre parti d’Europa: Rosa Luxemburg morì per mano dei Freikorps durante una delle rivolte dei consigli spontanei dei lavoratori che infiammarono la Germania nel 1919. La Repubblica dei Consigli della Baviera ebbe vita breve e la sua eredità fu definitivamente spazzata via da Gustav Noske prima e dall’ascesa del nazismo poi.

Esistono decine di critiche possibili ai movimenti indipendentisti moderni e sono moderatamente sicura che una certa esterofilia ci faccia parteggiare irrazionalmente per il separatismo catalano mentre deridiamo i leghisti, senza in realtà conoscere molto bene i primi (o non conoscendoli affatto come nel mio caso).

Ho però la sensazione che si stia indugiando di proposito sulla messa in discussione del nostro concetto di sovranità, legato più per consuetudine che per convinzione all’idea di nazione e/o di stato. E mi pare che questo sia invece l’argomento più urgente da affrontare. Quello che posso augurare agli scozzesi, nel caso vincano i sì, è che non finiscano col trasferire il potere del popolo da un monarca a un altro. Uno che non indossa la corona e non presiede l’apertura del parlamento. Quello che ci si illude di esercitare, infatti, è sempre il potere più difficile da rovesciare.