#HeForShe: io ho firmato. Tu?

Viviamo in un mondo davvero strano. Un mondo popolato all’incirca per metà da donne e per metà da uomini e per la prima metà, quella del «secondo sesso» di cui parlava Simone de Beauvoir nel 1949 e che veniva definito dalla filosofa il sesso «Altro», quello che, usando le parole di Olympe de Gouges, rivoluzionaria francese uccisa dall’estremismo del governo rivoluzionario francese, è stato oppresso dalla «suprema autorità» dell’uomo, ogni giorno viene schiacciato, sopraffatto e ucciso dalla seconda metà dell’uomo, del maschio, del virile, del macho.

De Gouges, che per le sue idee femministe venne condannata alla ghigliottina, nel preambolo della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina – risposta diretta alla ben più nota Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino –, prima ancora di parlare alle madri, alle figlie, alle sorelle e alle rappresentanti della nazione, si rivolge proprio al sesso che ella vuole porre sotto accusa: «Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto.»

È a questo interrogativo, insoluto, bisogna torna a guardare dopo che, in un Novecento di speranza per il sesso femminile – coronato dall’acquisizione in molti Paesi del mondo della dignità civile di votare e di essere elette, dell’equiparazione formale della donna all’uomo –, la condizione della donna pare essere messa a rischio dall’emergere di estremismi vecchi e nuovi sia in aree di conclamata violenza verso le donne sia in quei Paesi dell’Occidente che si sono mostrati prima degli altri più giusti.

E se in tutti questi anni si è sempre parlato dell’esistenza di una questione femminile, di una vera e propria lotta delle donne, per le donne, all’interno delle donne, oggi la campagna #HeforShe voluta dall’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne (UN Women) pone la situazione della donna sotto il punto di vista dell’uomo, di noi uomini.

È forse corretto dire che si tratta più di una questione maschile che di una femminile se consideriamo che sono proprio le mani e le parole dell’uomo a azzittire, bloccare, seviziare, uccidere, annichilire donne sia nella nostra bella e occidentale Italia che nello Stato Islamico? Che nella generale ipocrisia da bar in cui tutti gridano alla battaglia per le immonde parole dei terroristi dell’ISIS che vuole ridurre in schiavitù anche le donne occidentali, il maschio subito accorre in difesa delle sue donne, della sua proprietà, del suo istinto di protezione verso un sesso che è implicitamente – e non – considerato debole, docile, insicuro, ancora aristotelicamente incompleto. La donna, assediata dal fondamentalismo di matrice islamica e dai colpi mai arrestatesi della società patriarcale, ha abbassato le sue difese, tornato oggetto della violenza indiscriminata di questi uomini – che in base alle statistiche, risultano essere del tutto identici al nostro vicino di casa, il classico e italianissimo “Mario Rossi” – che si sentono ancora fortemente proprietari del corpo e della vita delle loro compagne, delle loro madri, delle loro mogli, delle loro figlie.

La campagna #HeforShe, che io ho firmato, si rivolge in prima persona a noi uomini e ci chiede di unirci alla battaglia delle donne per l’uguaglianza di genere, per far sì che le madri, le figlie, le mogli del mondo non debbano vivere costantemente pressate da quella cultura dello stupro che ha portato in Italia alla piaga del femminicidio e nel mondo, giusto per citare la più sciaguratamente famosa, a quella della mutilazione genitale femminile affinché si possa vivere tutti, come Rosa Luxemburg ci dice, in un mondo in cui siamo socialmente uguali, umanamente diversi e totalmente liberi.