C’era una volta Friedrich. Un bambino tedesco che vuole diventare ingegnere. In Germania, però, il suo futuro viene deciso quando ha 10 anni. Solo ai migliori viene permesso di frequentare il Gymnasium, che garantisce un’istruzione generale approfondita. E poco importa se magari quel bambino a 10 anni, a scuola, non ha risultati eccellenti perché magari ha problemi a casa, o il padre fa un lavoro che lo costringe a spostarsi ogni anno da una città all’altra. A lui, a quel bambino, può bastare un’istruzione generale basilare. Questo è il sistema scolastico tedesco. Un sistema che non riesce a superare le condizioni sociali disuguali di partenza. Sei nato svantaggiato, vivrai svantaggiato. Solo una piccola percentuale di chi frequenta il Gymnasium, infatti, appartiene al ceto popolare. Questo perché il sistema si basa su una ‘selezione precoce’ dei bambini. A 10 anni.
Devono essere molto religiosi in Germania. Credono nel destino, realizzato da qualcun’altro. Non credono che invece, il destino, ce lo costruiamo noi con le nostre scelte. Ed è bene che i bambini tedeschi lo imparino da subito.
C’era una volta Josè. Un bambino cubano. Va a scuola con un pantaloncino e una camicia. Ma non è stata sua madre a comprarglieli. Sono stati forniti dal governo. Insieme ai libri e a tutto il materiale scolastico necessario. Più uno stipendio per coprire le spese. Si, sto parlando di Cuba. Si, quella Cuba. Che garantisce istruzione pubblica gratuita per tutti. Un sistema scolastico basato sull’equità e uguaglianza di accesso, senza alcuna discriminazione di sesso o religione, sulla partecipazione democratica di tutta la società, sullo studio legato al lavoro, sull’istruzione ed educazione come diritto e dovere di tutti i cittadini. Si, è proprio quella Cuba, quella di Fidel Castro. Quella che investe circa il 23% della spesa pubblica nell’istruzione. A differenza dell’Italia, che ne investe solo il 3-4%. Quella che ha portato il tasso di alfabetizzazione al 100% nella scuola primaria e al 99,7% nella scuola secondaria. Siamo ai livelli di Finlandia e Svizzera, che sono Paesi all’avanguardia. L’Italia, invece, è ai livelli di…vabbè lasciamo stare. Certo, non è tutto perfetto. Anche li ci sono problemi, come un basso numero di professori, corruzione. Ma il governo ha già in programma di varare riforme che portino all’assunzione di un ingente numero di professori, specialmente giovani.
Devono essere dei ribelli a Cuba. Credono nell’istruzione per tutti. Come diritto fondamentale dell’essere umano. Ed è bene che i bambini cubani lo imparino da subito.
C’era una volta Matteo. Che doveva scegliere su quale modello basarsi. Matteo, dice lui, è di sinistra. Però ha affermato che: “Bisogna anche riconoscere che il modello tedesco su scuola-lavoro funziona”. Bah. Se è per quello, anche il modello cubano si basa sul rapporto tra scuola e lavoro. ‘Si, ma Cuba’, deve pensare Matteo, ‘è lontana ed è un po’ troppo, come dire… rivoluzionaria’. E poi, anche a lui piace selezionare. Un po’ come in Germania. Gli piace selezionare e classificare: insegnanti di serie A e quelli di serie B. Tu eri in graduatoria? Bene, assunto (e meno male, dopo tanti anni). Però poi: tu non eri in graduatoria? No, e allora, nonostante tutte le qualifiche come i TFA, e tutti gli anni di insegnamento, sei fuori. Ma Matteo è un po’ cosi, gli piace scherzare. Fa una buona azione ma poi deve per forza fare la marachella. Ma non gli piace solo selezionare, gli piace anche tagliare. Gli stipendi, ad esempio. Gli scatti di anzianità, l’aumento dello stipendio in base agli anni di carriera scolastica, saranno sostituiti dagli aumenti dovuti al ‘merito’, e solo per il 66% degli insegnanti. Si sa già prima che solo il 66% sarà meritevole. Una previsione alla Nostradamus. Questo ovviamente genererà automaticamente competizione negli insegnanti. Che avranno, sospesa sulla loro testa, la spada di Damocle del Dirigente-Manager scolastico, che avrà potere decisionale sugli avanzamenti di carriera e sul personale da chiamare (ed eventualmente cacciare).
Ah, dimenticavo un altro particolare importante. Tutta questa riforma costa. Circa 3 miliardi di euro. E ci sarà l’apertura a finanziamenti privati. Che, ovviamente, si sentiranno in diritto di influenzare la didattica. Ancora una privatizzazione. Della scuola pubblica. Forse il delitto più atroce. Perché dà il senso di un quadro drammatico. Aziendalizzazione e privatizzazione della scuola, distruzione dei diritti, ricatto, competizione per favorire la logica del divide et impera. L’analogia con la riforma del lavoro è forte. Troppo forte per passare inosservata.
Perché, quando si colpisce il lavoro e, ancora di più, la scuola, si colpisce l’anima della gente. Perché Cuba sarà anche lontana. Ma noi siamo qui. Ed è bene che Matteo lo impari da subito.
Condivido completamente l’idea del sistema scolastico cubano, a mio parere uno dei pochissimi quanto efficaci modi per rimediare alla crisi, ma soprattutto per ottenere una vera eguaglianza sociale. Quello che mi lascia perplesso è il modo in cui è stata condannata la proposta di premiare il rendimento dei professori dato che una delle principali ragioni che hanno reso la scuola italiana una barzelletta è proprio l’incompetenza di questi ultimi. Faccio l’ultimo anno di liceo: su 8 professori 3 sono all’altezza ed i restanti 5, a mio parere (e non solo mio all’interno della scuola), non meritano un incarico che molte persone, molto più preparate sognano di avere, in oltre sono proprio insegnati di ruolo (per chi non li conosce: assunti a tempo indeterminato) ad essere i più menefreghisti. Da poco tempo mi interesso alla politica quindi ci terrei a non essere etichettato e criticato utilizzando schieramenti. Non voglio difendere di certo quello li. A mio parere è essenziale premiare chi fa il proprio dovere (e a volte anche quello degli altri) e redarguire chi invece non lo fa.