Chi ha paura della “teoria del gender”?

Il 14 novembre, Famiglia Cristiana ha pubblicato un decalogo per difendersi dalla diffusione della cosiddetta “teoria del gender“, stilato dal Forum delle associazioni famigliari dell’Umbria. Sia ben chiaro, Famiglia Cristiana, o chi per essa, ha tutto il diritto di esprimere la propria opinione e influenzare in tal senso i propri membri o lettori. Ed ha piena libertà nel perpetrare un modello sociale che ritiene sano e giusto.

Uomo e donna sono biologicamente diversi, su questo hanno perfettamente ragione. Che io sappia, infatti, nessuno dei miei amici maschi ha mai avuto il ciclo mestruale e l’unico uomo incinto che ho visto è stato al cinema: anno 1994, Arnold Schwarzenneger. Le zone grige a livello strettamente biologico sono rare ma ci sono e riguardano persone reali, che vivono una situazione di disagio reale che è bene conoscere e rispettare. Un’ulteriore differenziazione di genere imposta sin dall’infanzia però esiste, è davvero difficile negarlo ed è ancor più difficile giustificarne l’utilità. Parlo di cose che sono da decenni sotto gli occhi di tutti, ma di cui si parla solo da poco tempo, come i giocattoli. Lo so bene perché io ero una di quelle “femmine” a cui piacevano i giocattoli da “maschi” e a casa mia nessuno si faceva problemi, ma fuori qualche pettegolezzo girava e l’ho scoperto solo diversi anni dopo.

Il decalogo, però, pone anche un’altra questione. Richard Feynman disse che sua madre non gli chiedeva mai cosa avesse fatto a scuola, ma “cos’hai chiesto a scuola oggi?“. Le scienze cognitive e la psicologia hanno dimostrato che stimolare la curiosità negli studenti aumenta notevolmente la loro capacità di apprendimento. Nel decalogo (che poi sono dodici punti, ma lasciamo stare…), si dice

Controllate ogni giorno quale è stato il contenuto delle lezioni e almeno una volta a settimana i quaderni e i diari scolastici, parlandone con i vostri figli.

Custodite i vostri figli, alleatevi con loro, fornite loro fin da ora un adeguato supporto formativo e scientifico in base alla loro età così da proteggerli e prepararli a fronteggiare la teoria del gender.

L’idea che ho avuto leggendo e rileggendo l’articolo, è che si punti a una scuola in cui l’obiettivo primario è insegnare i famosi sani principi, in modo che i genitori, e solo loro, siano i fruitori del servizio educativo. I bambini vanno “protetti” e il loro percorso formativo deve essere costantemente tenuto sotto controllo, in modo che il genitore/cliente sia soddisfatto dell’investimento. Quella che loro chiamano teoria del gender* è un ostacolo non per quello che si presume insegni, ma perché incuriosisce ed è un ottimo spunto per mettere in discussione una società che cristallizza i due generi in ruoli e immagini ben definiti: un modo per fare domande e le domande, si sa, mettono a nudo il potere.

Sono i bambini e ragazzi, e non i loro genitori, ad avere il diritto e la capacità di chiedersi se il ruolo di maschi/femmine cui la società li ha predestinati è ciò che vogliono. La formazione scolastica, volenti o nolenti, è un’esperienza che porta al distacco dal nucleo famigliare e al rifiuto di alcuni valori appresi dai genitori durante l’infanzia, se non altro per una questione generazionale. Crescere significa interagire, confrontarsi, addentrarsi con curiosità in luoghi sconosciuti, specialmente quelli che sono considerati un tabù, come la sessualità. Come scrive Douglas Hofstadter

l’io è un poema senza autore ed è un poema che scrive se stesso

Gli adulti possono pensare che l’omosessualità sia una malattia, che i transgender debbano sparire dalla faccia della Terra e che la genetica imponga alle bambine di giocare con la Barbie e ai bambini di giocare alla guerra. Ma i giovanissimi non sono una loro proprietà e meritano l’opportunità di costruirsi una coscienza propria e indipendente.

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*La “teoria del gender” in realtà non esiste. Esistono “studi di genere” (o “gender studies” nei Paesi anglofoni) in ambito sociologico, che hanno poco o nulla a che fare con la presunta propaganda omosessualista denunciata dalle organizzazioni religiose. Ciò che si vuole fare nelle scuole è assai più vicino a quelle che ai miei tempi si chiamavano “educazione civica” e “educazione sessuale”. L’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), col patrocinio del Ministero delle Pari Opportunità, ha messo a disposizione degli insegnanti tre opuscoli (scuola primaria, scuola secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado) il cui scopo è fornire una guida non ideologica per discutere di bullismo, omofobia e sessismo con bambini e ragazzi.

8 commenti su “Chi ha paura della “teoria del gender”?”

  1. È una vergogna. Che il signor Bergoglio fosse solo un’operazione di marketing (e neanche troppo ben riuscita) era chiaro fin dall’inizio.Fare un’affermazione del genere, oltre che essere grave perchè lavora sull’ ignoranza della gente (la teoria del gender non esiste, ma se lo dice il papa…) non tiene conto che in Siria c’è da anni una guerra VERA che ha già causato mezzo milione di morti, e centinaia di migliaia di persone vengono sterminate da Putin, Assad e dai palestinesi di Hezbollah (il “Partito di Dio”), appoggiati dai vescovi cattolici locali. Bella carità cristiana.

  2. (cit.)”… Non esiste alcuna teoria di gender…nessuna delle persone coinvolte in questo atto censorio è esperta di infanzia… l’accusa mossa , cioè che i bambini possano confondersi, è rdicola…” cioè, in parole povere, specchietto per allodole, aria fritta, pretesto gratuito e infondato per tirar l’acqua al proprio mulino, sostenendo che la famiglia è il fulcro della società cattolica… A volte questo personaggio aveva usato la parola per denunciare veri obbrobri,… ora, purtroppo, è tornato fuori ad essere il prete che è… alla faccia dell’ecumenismo e del parlare a tutti: “cicero pro domosua…”!
    a proposito dell’uscita gratuita e infondata di Bergoglio, che non riesce a uscire dai suoi schemi preconcetti di uomo di chiesa

    Cosa penso della teoria del gender – Comune-info
    No, non Non esiste nessuna teoria gender
    COMUNE-INFO.Net for Neet

  3. Imbarazzo nel dire che il monarca del più retrogrado regno del mondo si é rivelato per ciò che è?
    Papocchio bluff.
    Non basta guidare la macchina e andare a comprarsi le scarpette da solo, condito da false aperture su donne preti, per essere progressisti.
    Torna dal luogo lontano da cui sei venuto, caro Francesco, tu che hai fatto carriera durante la dittatura Videla.

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