Sergio Mattarella è il nuovo Capo dello Stato. Lo hanno definito “uomo con la schiena dritta”, se è diventato Presidente è perché c’è chi la schiena dritta non l’ha mai avuta. Non essendosi riproposto lo spettro dei 101 che impallinarono Prodi, sappiamo ora per certo chi fu il regista dell’operazione. Per quel che può importare.
L’insopportabile retorica dei sostenitori della sua candidatura prevedeva, in un’immagine che ne elencava i sei meriti per cui era adatto a ricoprire il ruolo, il suo presunto impegno contro le mafie: fino a prima della sua candidatura al Quirinale, di Sergio Mattarella si potevano dire tante cose, tranne che fosse uno in prima fila contro la mafia, nelle istituzioni e nelle piazze. Che avesse un fratello ucciso da Cosa Nostra, quello sì, ma niente di più. Tant’è che dal 2008 non esternava pubblicamente alcunché (e sul fenomeno mafioso, dal 2008 ad oggi, c’è stato parecchio da esternare).
Una cosa infatti è rispettare le leggi (ci mancherebbe), dichiararsi magari contro la mafia (chi non lo è, a parole?), altra è mobilitare piazze, lottare nelle istituzioni e farsi promotore di crociate per la legalità. Di questo negli archivi francamente non c’è traccia (e definirlo promotore della “Primavera di Palermo” è decisamente un po’ troppo, visto che la tanto declamata opera di bonifica a Palermo per conto di De Mita non ebbe questi grandi effetti nei rapporti Cosa Nostra – Democrazia Cristiana).
Ma al di là della retorica irrispettosa nei confronti di ben altri parenti di vittime di mafia (uno su tutti, Nando dalla Chiesa, che a curriculum, non solo antimafia, sta messo decisamente meglio del nuovo Capo dello Stato), l’elezione di Mattarella è la certificazione del fallimento di un’intera classe dirigente e dell’eterno immobilismo italiano: e Matteo Renzi, che voleva rottamare, che voleva cambiare, sta ricostruendo, pezzo dopo pezzo, la Prima Repubblica, con i suoi riti, coi suoi Manuali Cencelli, aggiungendo al tutto il decisionismo spregiudicato e l’arroganza politica che contraddistinsero prima Bettino Craxi e poi il suo erede politico Silvio Berlusconi. Una DC 2.0 peronista, dominata da un Capo carismatico, che ottiene quel che vuole minacciando le poltrone su cui sono seduti i suoi presunti oppositori (che tra l’ideale e la poltrona oramai abbiamo capito cosa preferiscono). Tutt’intorno, i “nani e le ballerine“, che ci guadagnano sulle spalle del Paese (basti pensare all’ultimo indecente scandalo sulle Banche Popolari).
Da uomo della Prima Repubblica, Sergio Mattarella saprà stupire? Sarà veramente garante di tutti gli Italiani o si limiterà a fare il notaio delle decisioni del governo? E sul fronte della Trattativa Stato-Mafia, si comporterà come il suo predecessore o prenderà posizioni inedite e coraggiose, sulla falsa riga di quelle che avrebbe preso suo fratello Piersanti? Tutelerà il sistema o tenterà di spendere la sua “autorevolezza” per riformarlo?
Queste e altre domande attendono la prova dei fatti. Certamente la sua elezione rappresenta il meno peggio di quello che poteva capitarci. Quindi gli auguriamo buon lavoro, con l’auspicio che ci faccia cambiare idea sul suo conto.
P.S. Questo voto presidenziale passerà alla storia per l’irrilevanza politica dei Movimento Cinque Stelle, che con 123 voti è riuscito a non contare assolutamente nulla in questa partita, ripetendo l’errore di due anni fa. Dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, alla fine sono stati loro a fare la fine dei tonni. Chapeau.