Venticinque anni fa moriva Sandro Pertini, partigiano, socialista, Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, attualmente il presidente della Repubblica più amato della storia repubblicana. Vedo che né i media né la politica stanno dando gran risalto alla cosa: del resto, nemmeno nel 25° della scomparsa di Berlinguer se ne fregarono molto (cinque anni dopo, invece, sembravano diventati tutti berlingueriani). Eppure i media e la politica attuale avrebbero tutto l’interesse a celebrare la figura di Sandro Pertini, o meglio, a renderla nota ai miei coetanei e a quelli ancora più giovani.
Perché Sandro Pertini era anzitutto un esempio di come la Politica sia stata esercitata in maniera diversa e totalmente disinteressata: e se è accaduto in passato, non c’è alcuna ragione perché non possa tornare ad esserlo. Non solo, è l’esempio di come la parola Sinistra un senso ce l’ha per davvero (perché smettiamo di confondere il vuoto di chi si è definito di Sinistra negli ultimi 20 anni con la pienezza di ideali e di significato che stanno ancora dietro alla parola).
In un discorso di fine anno, era il 31 dicembre 1982, disse:
«I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. È con questo animo quindi, giovani, che mi rivolgo a voi: non armate la vostra mano. Armate il vostro animo»
Si riferiva ovviamente ai giovani che avevano seguito la lotta armata, nauseati dal sistema corrotto e colluso con la Mafia che opprimeva (e per molti versi continua ad opprimere, in forme diverse) il nostro bellissimo Paese, quotidianamente stuprato da arroganza, mediocrità e populismo spicciolo. E fu anche capace di dire cose che oggi verrebbero considerate giustizialiste e addirittura eversive, tipo quando a Nantas Salvalaggio diceva che “Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo” e “le solidarietà di partito sono complicità” (a proposito dello scandalo Petroli).
Nel suo discorso di insediamento a Presidente della Repubblica, si spinse ancora più in là, dicendo semplici parole ma che ancora oggi suonano rivoluzionarie:
“Occorre che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli e umana con i deboli e i diseredati. Così la vollero coloro che la conquistarono dopo 20 anni di lotta contro il Fascismo e 2 anni di guerra di Liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronta a difenderla.
Ecco, questo sarebbe il modo migliore per ricordare Sandro Pertini: difendere, da cittadini, la Repubblica e la democrazia. Come chiedeva di fare ai giovani di allora in un appello che vale anche a noi giovani di oggi:
Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vogliono due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. L’onestà, l’onestà, l’onestà. E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto. La politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo; se c’è qualcuno che dà scandalo; se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato.”
Non dimenticandosi mai, come ricordò fino all’ultimo giorno della sua vita, che non esiste giustizia sociale senza libertà, ma soprattutto che non esiste libertà senza giustizia sociale. Già questo, di per sé, sarebbe un buon modo per lasciar da parte la retorica, evitando di ricordare Sandro Pertini solo oggi, ma facendo nostro il suo esempio e la sua tensione morale e ideale e portandola avanti nella nostra routine quotidiana tutti i giorni. Perché è dando l’esempio che si può sperare di cambiare le cose.