Nella letteratura contemporanea, nei generi del thriller e del noir, la stanza è spesso lo spazio in cui vengono descritti atti sadici, torture e omicidi, il luogo in cui esplodono in modo violento le pulsioni represse.
Se il genere vi piace o vi appassiona, un esempio emblematico è rappresentato da Mygale (1995), uno dei romanzi più “claustrofobici” di Thierry Jonquet, a cui si è ispirato il famoso regista spagnolo Almodóvar per realizzare il film La piel que habito (2011) con Antonio Banderas. In questo libro, tradotto in italiano con il titolo La Tarantola, si sovrappongono tre storie che all’inizio sembrano scollegate tra loro.
Richard Lafargue è un famoso chirurgo plastico e in ogni occasione è accompagnato da una bellissima donna, Ève. Tutti però ignorano che la ragazza è in realtà sua prigioniera e sottoposta continuamente a ogni tipo di sevizie. Richard costringe Ève a prostituirsi, gode nel vederla torturata dai clienti, si eccita nel contemplare la sua sofferenza. Ogni tanto, l’uomo la porta a vedere una certa Viviane, ragazza psicopatica reclusa in un manicomio.
Alex Barny, mentre rapina una banca, uccide un poliziotto e rimane ferito. Egli deve fuggire e nascondersi poiché le telecamere di sorveglianza hanno ripreso il suo volto. È disposto a tutto pur di salvarsi.
Vincent Moreau è andato a fare un giro in moto di notte. Qualcuno lo insegue ed egli si perde nella foresta. Viene catturato da un uomo che lo sequestra, lo incatena in uno sgabuzzino e lo sottopone a delle torture fisiche e psicologiche. Egli ribattezza il suo carceriere con l’appellativo di Mygale: come la tarantola costringe le sue vittime ad un’agonia terribile prima di ucciderle, così sembra fare questo sorvegliante nei confronti del suo recluso. Vincent Moreau è scomparso da quattro anni.
Solo alla fine si scoprirà il filo che lega tutte e tre le vicende…