La scelta che il popolo greco si troverà ad affrontare il 5 luglio appare comunemente come una scelta legata all’uscita della Grecia dall’Euro. Ma non si tratta di questo.
Il governo Tsipras ha chiesto al popolo di esprimersi sulle richieste dei creditori e sull’accordo proposto. Dire di no non vuol dire uscire automaticamente dalla moneta unica. Tuttavia potrebbe conferire al governo di Atene la legittimazione indiscutibile per trattare una fine definitiva (o quasi) delle politiche di austerità. Che poi, possiamo vederlo empiricamente, non hanno prodotto nessun risultato in Europa, e anzi hanno solo creato situazioni sociali insostenibili.
La domanda che si pongono tutti è se i creditori sarebbero ancora seduti ad un tavolo per trovare un accordo in caso di vittoria del no. Il coro unanime dell’opinione pubblica recita pessimismo. Se questo dovesse essere vero, allora l’Europa è già morta.
Una classe dirigente che antepone le proprie politiche al giudizio del popolo non è degna di governare e di chiamarsi democratica.
Allo stesso modo un’Europa che non si interessa della situazione e della volontà di una parte dei propri cittadini, non è degna di chiamarsi unione. Un’Europa che è disposta ad amputare il cuore della propria cultura pur di preservare i vari interessi economici individuali, non ha motivo di esistere.
Ma la vera testimonianza di democrazia di Alexis Tsipras è apprezzabile soprattutto nel metodo. Il leader di SYRIZA era stato eletto dicendo “mai più Troika”. Accettando l’accordo proposto andrebbe a violare in parte, nonostante alcuni traguardi raggiunti, il proprio programma elettorale. Ebbene, prima di fare questo il governo ha deciso di sottoporre la decisione al popolo. Un gesto di grande coerenza, di integrità politica e di rispetto per l’elettorato. Ma soprattutto una grande lezione di democrazia per la politica europea.
E per la politica italiana soprattutto. Ricordiamoci che abbiamo eletto una maggioranza parlamentare con una coalizione che si chiamava “Italia bene comune” e lo stesso partito nucleo della coalizione ha espresso un governo che attua politiche diametralmente opposte al proprio programma elettorale. Abbiamo votato un programma di centro sinistra, ma viene portato avanti un programma che potrebbe essere espressione del centro destra.
Tsipras potrebbe anche dimettersi in caso di vittoria del si. Lo ha detto chiaramente “non sono un uomo per tutte le stagioni”. Un’altra dimostrazione di grande coerenza personale.
Quando ancora il premier greco era solo un ragazzino con un cognome difficile che si presentava come candidato alla presidenza della Commissione Europea, ho scritto un articolo su di lui per il giornale della scuola. Dissi che oggi come oggi è difficile apprezzare davvero un politico e innamorarsi del suo progetto. Dissi che da tempo non avevo più un riferimento politico in cui credere. Conclusi dicendo “ora credo in Alexis Tsipras”.
E’ passato il tempo, è cambiato il governo greco, è cambiato il presidente della Commissione. Ma io torno a ripeterlo più forte che mai. Credo in Alexis Tsipras.