Mentre in Italia si discute dello “scandalo” del profilo facebook di Gianni Morandi non gestito direttamente dall’artista, in Myanmar (ex-Birmania) il partito del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi si avvia a vincere le elezioni politiche tenutesi la scorsa domenica con i 2/3 dei voti. Un risultato sorprendente, quasi impossibile da immaginare fino a qualche mese fa.
Anche perché è ancora in vigore la legge che impedisce al premio Nobel, leader della Lega Nazionale per la Democrazia, di essere eletta come presidente. I risultati definitivi ancora non ci sono, ma gli osservatori internazionali hanno definito le elezioni credibili e trasparenti.
Una notizia del genere dovrebbe guadagnarsi la prima pagina sui giornali cartacei e il primo piano sulle edizioni online, eppure la notizia è stata quasi snobbata, nonostante il grande valore politico e simbolico che sprigiona. Forse è proprio questo il problema. O forse molto semplicemente il giornalismo italiano è talmente scaduto, anche a causa di un’opinione pubblica in estasi solo per il pettegolezzo, che è assolutamente normale che si parli di più dello “scandalo” Gianni Morandi che di una cosa come questa.