“Il risultato deve cambiare perché ci sono brogli a non finire in diversi posti, in tutta Italia e questo emerge da cose precise. Sono in contatto con tutti i coordinatori di Forza Italia e con quelli degli altri partiti e di ora in ora arrivano dati, sulle stesse schede, che non sono conformi. Ci sono somme sbagliate, dati riportati male sulla stessa scheda, indicazioni errate“.
Se non fosse per i riferimenti all’Italia, sembrerebbe di leggere una dichiarazione di Donald Trump di questi giorni (Abbiamo vinto… C’è un gruppo molto triste di persone che sta cercando di distorcere il voto di milioni di elettori… E’ una frode, un imbarazzo per la nostra democrazia… Non lo permetteremo: andremo alla Corte Suprema). Era invece il 12 aprile 2006 e a parlare era l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, incredulo di fronte alla seconda sconfitta, in 10 anni, contro Romano Prodi. Il Professore aveva vinto per 24mila voti alla Camera, mentre al Senato aveva la maggioranza, ma di appena due senatori. Il professore cadde due anni dopo, anche grazie “ai fiumi di denaro” con cui si comprò Sergio De Gregorio, senatore eletto con Di Pietro e passato con il centrodestra.
Il rifiuto a riconoscere la vittoria
In questi anni molti hanno fatto il paragone, con le dovute differenze. Silvio Berlusconi e Donald Trump hanno fondato le proprie fortune politiche sulla bella favola degli uomini di successo che si sono fatti da soli: non era vero nel caso dell’ex-Cavaliere, tanto meno nel caso dei tycoon americano.
Entrambi hanno avuto rapporti con Cosa Nostra: accertato nelle sentenze Dell’Utri per Berlusconi (e in primo grado nel Processo sulla Trattativa Stato-Mafia), documentato nelle inchieste giornalistiche (e ammesso da lui stesso) nel caso di Trump.
Per altro, la parabola di Silvio Berlusconi, anche grazie a un centrosinistra acquiescente, dura dal 1994, gli Stati Uniti d’America invece se lo sono sorbiti, per fortuna loro e nostra, solo dal 2016 al 2020. Sicuramente Trump ha avvelenato il clima politico americano e analizzando parole d’ordine, cultura e comportamenti, sembra un emule dell’ex-Cavaliere in tutto e per tutto. D’altro canto Berlusconi, per fortuna, non ebbe mai poteri così estesi come li ha un Presidente USA, anche se i danni del berlusconismo si vedono ancora oggi.
Berlusconi non si congratulò mai con Prodi per la vittoria. Non credo lo farà mai Trump con Biden. Primi nella storia dei rispettivi paesi a non accettare un risultato elettorale. Sleepy Joe, come lo apostrofava ironicamente l’oramai ex-Presidente repubblicano, risulta il candidato presidenziale più votato nella storia delle elezioni americane, con oltre 74 milioni e mezzo di voti (destinati a crescere, visto che lo scrutinio non è ancora finito, anche se la conquista della Pennsylvania gli permette di superare quota 270 grandi elettori).
Certo, il candidato democratico non ha recuperato nei sobborghi, stando alle prime analisi, e soprattutto non ha sfondato in alcuni Stati: “qualcosa di sinistra” negli USA fu rappresentato dall’Obama del 2008 e poi da Sanders, ma le varie accuse di socialismo fanno ridere, visto che molte delle riforme giudicate “radicali”, qui in Europa sono l’abc (si pensi al sistema sanitario universale e gratuito per tutti).
Ma del resto, noi italiani siamo proprio gli ultimi che dovremmo parlare, visto che “qualcosa di sinistra” di decente da votare non ce l’abbiamo dalle Europee 1984. Quando in Italia si poté, per l’ultima volta, votare Enrico Berlinguer.