Era il 12 novembre 2010 quando questo blog apriva i battenti come sottodominio di enricoberlinguer.it, con l’obiettivo di tornare a dire “Qualcosa di Sinistra“, in anni in cui la parola Sinistra sembrava una parolaccia. Eravamo tutti ventenni e non a caso aprivamo i battenti nel giorno del 21° anniversario della Svolta della Bolognina.
Il vuoto ideale dopo la Bolognina
Dieci anni fa notavo che a furia di rinnegare i propri padri, nella speranza di trovare eredi, e di inventare nuove identità per non dover fare i conti con quella che effettivamente avevano, gli ex-PCI avevano prodotto una marea di orfani e figli unici, che con la disintegrazione della dimensione collettiva si sono rifugiati in larga parte in un arido e desolato egoismo individualista.
Dopo aver passato anni a dimostrare all’Italia intera che non erano più (e non erano mai stati in alcuni casi) comunisti, gli eredi (o meglio, i successori di quella gloriosa storia politica che era il PCI) ancora non si preoccupano di definire una volta per tutte cosa sono e cosa vogliono diventare, ma soprattutto cosa pensano e vogliono fare per dare voce alle speranze di chi ha sempre votato a Sinistra: in poche parole, a chi vuole un Paese Diverso.
I danni di Renzi
Oggi la situazione è ancora più critica rispetto a 10 anni fa. Per questo dobbiamo ringraziare la velenosa stagione di Matteo Renzi che ha portato ai massimi livelli la berlusconizzazione di quel che rimaneva del centrosinistra: se è vero che il PD ha raggiunto il 40% nel 2014 (che comunque valeva 1 milione e mezzo di voti assoluti in meno del PCI di Berlinguer), è stata una vittoria effimera che lo ha portato rapidamente ai suoi minimi storici, con in mezzo la sonora sventola del referendum costituzionale (durante il quale noi lanciammo la campagna “Basta un Sì? Ma anche NO“, inaugurando il nostro Arturo, gufo partigiano, realizzato da Marco Cardilli).
A furia di dirci che bisognava andare “oltre la Sinistra“, i dirigenti degli ultimi 10 anni hanno spianato un’autostrada a Salvini e al peggio della destra neofascista, che progressivamente è andata ad affermarsi col solito trittico Dio-Patria-Famiglia declinato sotto la nuova parola “sovranista“. Persino l’Emilia-Romagna, un tempo modello socio-economico del PCI togliattiano, si è salvata solo grazie alle piazze delle Sardine (e comunque i risultati elettorali non dipingono uno scenario incoraggiante sul medio periodo).
Le ragioni della Sinistra
Quando gli chiesero quale fosse la differenza tra Destra e Sinistra, Norberto Bobbio rispose: “il politico di sinistra deve essere in qualche modo ispirato da ideali, mentre il politico di destra basta che sia ispirato da interessi: ecco la differenza.” Dopo 30 anni a ripetere come un mantra che erano finite le ideologie, quando in realtà aveva vinto quella capitalista che ha imposto una nuova normalità, un povero elettore che voglia votare si ritrova tra richiami identitari, tanto nobili quanto settari, e il partitone progressivamente svuotato di significato che quando va al governo si rende poco distinguibile dalla destra. Per dirla alla Saramago, “ogni volta che la Sinistra vince e va al governo, prepara la sua sconfitta, perché si appiattisce sui programmi della destra”. La pantomima sui decreti Salvini ne è la prova.
Enrico Berlinguer, nella famosa intervista a Ferdinando Adornato, pronunciava parole di un’attualità disarmante:
“Quali furono infatti gli obiettivi per cui è sorto il movimento per il socialismo? L’obiettivo del superamento di ogni forma di sfruttamento e di oppressione dell’uomo sull’uomo, di una classe sulle altre, di una razza sull’altra, del sesso maschile su quello femminile, di una nazione su altre nazioni. E poi: la pace fra i popoli, il progressivo avvicinamento fra governanti e governati, la fine di ogni discriminazione nell’accesso al sapere e alla cultura. Ebbene, se guardiamo alla realtà del mondo d’oggi chi potrebbe dire che questi obiettivi non sono più validi? Tante incrostazioni ideologiche (anche proprie del marxismo) noi le abbiamo superate. Ma i motivi, le ragioni profonde della nostra esistenza quelle no, quelle ci sono sempre e ci inducono ad una sempre più incisiva azione in Italia e nel mondo.”
Ricostruire l’alfabeto ideale
Trovare, dunque, vie nuove per i vecchi ideali dovrebbe essere la nostra primaria missione. Perché per la nostra generazione nata dopo la Caduta del Muro di Berlino la Sinistra non è mai stata un partito, bensì una scuola di vita e una morale che abbiamo appreso da esempi del passato come i Berlinguer, i Pertini, i Foa, i Bobbio, i Sylos Labini.
Oggi più che mai serve infatti, prima ancora di un partito, una cultura della Sinistra aperta e moderna, che si liberi di quella mentalità ottusa da trinariciuti alla Guareschi e ricostruisca l’alfabeto ideale con cui rispondere a quel bisogno di sete e di giustizia che è maggioritario tra quello che era il suo popolo naturale e che ora o non vota o vota a destra, perché la Sinistra viene percepita come “casta” a difesa dei “poteri forti”.
Le ragioni profonde dell’esistenza della Sinistra ci sono ancora. Quand’è che ci decidiamo a costruirne una degna della storia che in Italia ha rappresentato? Dieci anni fa nasceva questo blog, “giovani nati dopo la caduta del Muro di Berlino alla disperata ricerca di Sinistra“. Lo siamo ancora, purtroppo. Ma non è questo il momento di darci per vinti.