La strage di Adro

Nel bel paese, ogni giorno, assistiamo ad orrendi delitti. Il talk show in seconda serata rai cerca da anni di fare chiarezza. Il solerte insetto cerca di ricostruire vicende più o meno chiare con l’aiuto di ricostruzioni in scala del luogo in cui il delitto si consumò. Una delle epoche più buie della nostra storia d’Italia ha reso Porta a Porta uno dei successi dell’azienda radiotelevisiva italiana. Dato l’enorme successo sono in edicola i fascicoli di ogni delitto. “Da oggi costruisci anche tu la villetta di Cogne”. Oppure “Con la prima uscita il pedale della bicicletta di Stasi macchiato di sangue e il kit della scientifica per la prova del DNA”. Il successo mediatico di delitti sanguinari è indiscutibile. Meglio di un libro di Agatha Christie.
Da qui l’idea geniale. Perché non provare a sfruttare questo interesse italiano per la cronaca nera? I mezzi purtroppo sono quelli che sono e non potrò fornire ricostruzioni più o meno verosimili del luogo del delitto, anche se una rapida ricerca in Google potrebbe di certo aiutare l’immaginazione. Ma passiamo ai fatti.
Questa vicenda è ambientata ad Adro, un piccolo e verde comune in provincia di Brescia. In particolare gli eventi che andremo a raccontare avvengono in una scuola elementare, una nuovissima e bellissima scuola elementare appena costruita e inaugurata. Ma c’è qualcosa di apparentemente sinistro nell’edificio. Coabitano con i crocefissi (che secondo una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo la presenza nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni») strani ma simpatici simboli pagani. Portano gioia e felicità nell’ambiente scolastico. Ce ne è uno anche sul tetto: così anche gli astronauti in orbita, o eventuali forme di vita che ci osservano dallo spazio possano condividere questa gioia. Ma qualcuno sembrava non essere d’accordo. Il sindaco ha difeso con ogni mezzo la scelta di mantenere il sole delle alpi. Un simbolo politico? Assolutamente no. Si è vero la lega lo ha scelto come sua bandiera, ma il simbolo è nato molto prima della lega. Certo oggi potrebbe sembrare che la scuola sia piena di simboli della lega ma questo è dovuto all’ignoranza di quanti non riconoscono che il simbolo appartiene prima di tutto alla tradizione. La scelta di intitolarla ad uno degli ideologi della lega non centra assolutamente nulla con la presenza del simbolo, che è stato usato con estrema cautela: non volevamo esagerare e per questo ne abbiamo messo solo uno per banco.
Quanti delitti in una sola scuola. E’ stata una strage.
Hanno cercato di ammazzare l’Innocenza e l’Uguaglianza di diritti nella diversità. Forse spaventati da quel monologo di Claudio Bisio “I bambini sono di sinistra”. Beh se i bambini nascono di sinistra noi li faremo diventare della lega avranno pensato. Un giorno potrebbero votarci contro a pensare che un bambino nero è uguale a un bambino rosso o un bambino giallo. O un bambino mussulmano è uguale ad uno ebreo o ad uno cristiano.
Hanno tradito i propri cittadini utilizzando un incarico pubblico per fini personali e di partito invece di difendere i diritti e gli interessi di tutta la comunità, come di quelli che non votano lega o di quelli che non sono cattolici e l’hanno fatto nel modo più insulso possibile e cioè cercando di catechizzare attraverso l’istituzione della scuola pubblica soggetti in tenera età.
Hanno provato ad ammazzare la lotta dell’antimafia e il senso dello stato, intitolando il polo scolastico all’ideologo della lega Gianfranco Miglio, tristemente noto ai più per la seguente dichiarazione: “Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate.” (dall’intervista di Stefano Lorenzetto «Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica», il Giornale, 20 marzo 1999)
Hanno tentato di ammazzare la Costituzione. Il nostro punto fermo. Ci provano ogni giorno.