“Io credo che ora questo Paese abbia bisogno di persone credibili, come lo e’ Monti, per traghettarci alle elezioni del 2013, cambiando la legge elettorale, il conflitto di interessi e bloccare il debito. Non ha iniziato male, io non mi permetto di dare un giudizio negativo su di lui.“
Napolitano? Veltroni? Casini? Ma va, signori, le vostre certezze da oggi vacilleranno: si tratta di Beppe Grillo. Sì, quello contro la Casta e contro i poteri forti. Quello che “sono tutti uguali”, ma prende a citare Sandro Pertini ed Enrico Berlinguer a casaccio, quando gli conviene, quando sa benissimo che se ai due gli avesse detto “siete uguali a Rauti o ad Andreotti“, i due letteralmente (per usare una sua espressione) “lo avrebbero preso a calci nel culo.“
Fresco del suo ultimo libro, “Siamo in guerra”, in cui il comico (o meglio, il suo spin doctor, Gianroberto Casaleggio) attacca banche, poteri forti e invita i cittadini a fare la rivoluzione, fa alquanto ridere che ora il comico genovese promuova Monti. Di più: che creda davvero che cambi la legge elettorale, risolva il conflitto di interessi e blocchi il debito.
Perché se non si è mosso male all’inizio, con una manovra “recessiva” (lo dice Bankitalia), “che rischia di uccidere il malato” (Paul Krugman, premio nobel economia 2008), ci si chiede di cosa ci sia bisogno perché si muova male, forse un prelievo forzoso sui conti correnti la notte di Natale.
Qualcuno si chiedeva a chi giovasse la retorica grillina del “sono tutti uguali” (facilitata dal fatto che l’aristocrazia al potere pensava di risolvere tutto con i fedeli pompieri trinariciuti e mantenere intatti i privilegi): ebbene, ora lo sappiamo, alle banche e ai signori della Finanza mondiale. Non reputo Grillo così intelligente da essere stato sin dall’inizio complice volontario del “colpo di Stato”, ma è chiaro che l’armata brancaleone che ha messo in piedi in tutta Italia, raccogliendo impresentabili da ogniddove (se ne salva 1 su 100), ha dato una mano a indebolire i partiti.
La cui funzione, checché ne dica Grillo, che gestisce il M5S come nemmeno Berlusconi gestisce il Pdl, rimane sempre quella di essere la cerniera tra Società e Stato. Se lor signori si facessero un minimo di cultura politica, anziché pensare che la buona politica si riduca e si esaurisca nella buona amministrazione, forse qualche volta risulterebbero anche credibili.
Il punto è un altro: la domanda di una politica diversa non può passare attraverso la distruzione delle Istituzioni. Perché se i partiti passano, le Istituzioni a cui si rivolgono i cittadini dovrebbero rimanere. E se vacillano, poi la strada è spianata per i famosi uomini della Provvidenza, che campano facilmente anche grazie agli imbecilli che compongono la nostra classe dirigente politica, economia e culturale totalmente autoreferenziale.
Vilfredo Pareto diceva che le aristocrazie hanno all’interno di se stessi i meccanismi della propria disfatta: si distruggono per lenta consunzione. Ecco, è quello che sta accadendo. Storicamente, non è mai il masaniello di turno a spazzare via un’elite, ma è l’elite stessa che si autodistrugge. Continuando a non dare un segnale in tempi come questi, l’attuale classe dirigente semplicemente verrà spazzata via da se stessa.
E chi la sostituirà? I Monti, i Passera, i Letta e l’allegra compagnia democristiana al soldo dei signori della Finanza. Complimenti a tutti per la regia. E complimenti a Grillo, per il ruolo di pedina che ha svolto, volontariamente o meno (chi vivrà, saprà).
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