Oggi c’è il sole, una bella giornata. Tre anni fa il terremoto dell’Aquila. E le risate delle cricche e dei palazzinari.
Uno dei tecnici che ci governano, il ministro della coesione territoriale, ha detto che per ricostruire l’Aquila ci vorranno 10 anni. E’ ottimista: visto l’immobilismo degli ultimi, che ha movimentato solo soldi per commissari, emergenze di paesi non toccati dal sisma e affini, ce ne vorranno almeno 30. Pensate che in Irpinia è da 32 anni che lo Stato continua a pagare per la ricostruzione. Non si sa chi e perché, ma l’importante è che paghi, qualcuno ne beneficerà.
Qui a Milano stiamo spendendo milioni di euro per grattacieli a 15mila euro al mq2 (è la nuova edilizia popolare, baby). Ci lavorano 2mila persone 24h su 24. I giornali lodano questa bruttura totalmente slegata al resto della città, chiamandola la città nella città. Pensate, fu un progetto bocciato a Tokyo: e chi siamo noi per rifiutare Nella città nella città chissà quanti subappalti ad amici e amici di amici. Ma è nella norma, è la modernità. Tutto si costruisce il più in fretta possibile, anche perché nel 2015 c’è l’Expo.
Lo so che pare brutto, ma tra far mangiare Ligresti e palazzinari falliti e far rivivere una città intera, bhè, io non avrei dubbi. Qualcuno, però, a quanto pare sì. Ed è anche per questo che le cose in Italia vanno male.
Good morning, Vietnam.