Le mie considerazioni su Beppe Grillo e le sue incredibili affermazioni su Cosa Nostra (che si limiterebbe a prendere il pizzo) hanno scatenato orde di grillini in difesa sul comico (che ha spiegato il senso delle sue parole qui).
Come al solito, la colpa è dello specchio, non di chi ci sta davanti. Senza contestare il fatto o le parole in sé (ma giustificandole, che è peggio), la tecnica dei grillini è semplice: scrivi contro Beppe Grillo? Allora sei un venduto, sei del PD, strumentalizzi Berlinguer, sei un fascista. Addirittura sono arrivati commenti di apologia del pizzo (gli usurai sarebbero benefattori, per qualche grillino).
Tutti questi commenti potete deliziarvi a trovarli sulla fanpage di QdS e sulla fanpage di Enrico. E traetene le vostre conclusioni. Il punto è che non posso sopportare che questa gente diffami pubblicamente me e gli altri blogger senza sapere né chi siamo, né quello che facciamo, né tanto meno perché lo facciamo: vi svelerò un segreto, non lo facciamo per soldi.
Se lo facessimo per soldi, questo sito sarebbe invaso di pubblicità (penso di essere l’unico imbecille che non ce l’abbia, e vi assicuro che con tutte le visite giornaliere che abbiamo faremmo soldi a palate). Cominceremmo a vendere magliette, cappellini, calendari e quant’altro con la faccia di Enrico. Faremmo un po’ di marketing, magari vendendo bandiere del PCI ai nostalgici. Ci faremmo pagare per l’accesso al DataBerlinguer (visto che in tre occasioni tre case editrici hanno fatto copia e incolla dallo stesso per quelli che chiamano “istant book” e ne abbiamo la prova perché una, Aliberti, ha mandato in stampa l’intervista sulla Questione Morale incompleta e chiedeva lumi a noi dopo la stroncatura sull’Unità).
Invece no. Di soldi in questi 3 (+2 anni, con il blog sulla Questione Morale) ce li ho solo messi. Mai ricevuto un soldo per spese personali. E mi farebbe comodo, sapete? Mio padre è morto quando avevo 14 anni e mia sorella è sulla sedia a rotelle grazie ad un macellaio che si spacciava per chirurgo primario al Besta che doveva rimuoverle un neo dietro la schiena, quando aveva sei mesi. “Intervento di routine”, lo definivano. E’ da 29 anni inchiodata su una sedia a rotelle.
Gli unici soldi che stiamo raccogliendo è per far fronte alle spese dell’evento del 25 maggio per i 90 anni di Berlinguer (donazioni di 1, 5, 10 euro, che si riducono del 20% a causa delle commissioni di paypal): totale finora raccolto? 130 euro (e solo l’aula magna del Parini ce ne costa 300… a cui poi vanno aggiunti i rimborsi spese per chi viene da fuori Milano). Il 26 maggio pubblicheremo sul sito la specifica delle entrate e delle uscite, perché non potrei sopportare che ci sia qualcuno che abbia anche solo il sospetto che io o gli altri ci arricchiamo col nome di Berlinguer.
Ma ora veniamo al motivo di questo articolo. C’è un tale Alessandro Cesana che, avendo avuto delle differenze di vedute con Domiziana Gioia su un articolo che ha scritto qualche giorno fa, ha cominciato a diffamarci a tutto spiano. Dice che noi facciamo “copia-incolla dal fascio quotidiano”, senza fornire prova alcuna (sono così i grillini, sono bravi solo ad insultare), ma l’apoteosi l’ha raggiunta con il seguente commento:
PER AMOR DI ENRICO DISISCRIVETEVI DA QUESTA PAGINA!! E’ GESTITA (e forse pure finanziata) DA DEI DE BENEDETTIANI!!! VOGLIONO STRUMENTALIZZARLO!! SE NON CI CREDTE GUARDATE QUI: http://www.enricoberlinguer.it/qualcosadisinistra/info/i-blogger/
Il tale prova un po’ di rancore perché, all’ennesimo insulto rivolto a Domiziana, è stato bannato dalla fanpage di Qualcosa di Sinistra. Accusare però noi di essere uomini finanche finanziati da Carlo De Benedetti è quanto meno assurdo (e falso). Direi che ho firmato parecchi articoli contro di lui, il gruppo che presiede e la sua punta di diamante (Eugenio Scalfari), proprio per l’uso improprio che quest’ultimo ha fatto di Berlinguer quasi un anno fa.
La prova però che noi saremmo uomini di Carlo De Benedetti (e saremmo addirittura finanziati dallo stesso) sarebbe questa: sul nostro blog sua nipote Neige, fotografa, pubblica ogni settimana delle foto. Ed è finanche tra i blogger del nucleo fondatori (in realtà cominciò a pubblicare da dicembre 2010).
Posto che nel tempo Neige è diventata quasi una sorella per me, non ho mai ricevuto un euro né da lei né dalla sua famiglia. Né tanto meno ho mai conosciuto suo nonno. E se ne avessi ricevuti, state tranquilli che lo trovereste ben scritto, ma non è così. Usare la sua presenza per diffondere certe notizie in giro è quanto meno vergognoso. E state tranquilli che se continuerà a girare, seguirà querela nei confronti di chiunque affermasse una cosa del genere (per fortuna abbiamo parecchi compagni avvocati disponibili, nel caso).
Ora però torniamo a Beppe Grillo, il duro e puro della situazione. Appurato che noi non prendiamo un soldo dalle multinazionali, il comico (e i suoi sodali) mi spieghino questo:
come giustifica la pubblicità a Kindle (il lettore di e-book di Amazon), in funzione anti-stampa di regime, sul suo blog? Soprattutto: quanto incassa per quella pubblicità? Non si sente in imbarazzo a prendere soldi da una multinazionale che sfrutta migliaia di lavoratori in Cina, esattamente come Sony, Apple e tutti i grandi gruppi dell’elettronica? Non è disonesto indirizzare i lettori verso un prodotto, utilizzando la polemica contro i giornali che godono di finanziamenti pubblici?
Certo, è pur vero che alla voce “lavoro” non si legge proprio un tubo sul programma del Movimento 5 Stelle, come ha approfondito una settimana fa Giuseppe Caivano su questo blog. Eppure tutte le battaglie del blog contro la precarietà (dal libro “Schiavi moderni” fino al calendario dei “santi laici”) risultano de facto depotenziate nella sostanza e nella forma.
Da Berlinguer io ho imparato una cosa: dietro ad ogni azione politica deve esserci una precisa presa di posizione morale coerente con gli ideali che si professano. In Grillo, mi scuseranno i fan trinariciuti, questa coerenza non la vedo.
P.S. Qualcuno ha scritto anche che non capirei nulla di mafia. Lascio il giudizio al Professor Nando Dalla Chiesa, di cui sono tesista con una tesi sulla “Tassa Mafiosa”, e con cui ho preso 30elode all’esame di Sociologia della Criminalità Organizzata. Se devo proprio farmi giudicare, preferisco essere giudicato da gente competente e, soprattutto, perbene.