Cos’è un eurobond? Un bond è un titolo di stato, un’ obbligazione del debito pubblico che lo stato emette ad un determinato tasso di interesse per coprire il proprio debito pubblico. Gli eurobond sarebbero quindi delle obbligazioni espresse in euro dell’intero debito pubblico dell’eurozona ed emesse in comune dai paesi che ne fanno parte. Il termine cominciò ad essere usato l’estate scorsa nel pieno della crisi europea dei debiti sovrani dal presidente dell’Eurogruppo Junker e dall’allora ministro dell’economia italiano Giulio Tremonti.
Il presidente del consiglio italiano Mario Monti dopo il vertice di Bruxelles tra leader Ue dello scorso 23 maggio ha dichiarato in un’intervista a La 7 che in un prossimo futuro l’Unione Europea adotterà gli eurobond, in quanto ritenuti dalla maggior parte dei paesi facenti parte della zona euro l’unica via per uscire dalla crisi e rilanciare la crescita.
Le principali avversioni all’emissione di queste obbligazioni comuni provengono dalla Germania: il principale avversario alla loro emissione è Angela Merkel. La contrarietà della cancelliera tedesca è dovuta principalmente a due ragioni: in primo luogo perchè i paesi più virtuosi dovrebbero accollarsi un onere aggiuntivo , in termini del costo del debito, a favore dei paesi meno virtuosi ( i cosiddetti PIIGS).
In secondo luogo, si pensa che la protezione offerta dagli eurobond possa incentivare l’adozione di politiche fiscali non rigorose, (“l’azzardo morale”) e che queste comportino un aumento del tasso di interesse sul debito, innescando spirali inflazionistiche.
Il fronte dei favorevoli vede in prima fila Italia e Grecia, ossia i due paesi europei maggiormente indebitati. Durante lo scorso summit dei leader UE è emersa un’intesa di vedute tra Monti ed Francois Hollande, il nuovo primo ministro francese. I due leader hanno dichiarato di avere un’identità di vedute in comune riguardo gli eurobond: secondo entrambi la loro creazione sarebbe necessaria per far ripartire la crescita. La recente elezione del nuovo presidente francese, di area socialista, ha incrinato il precedente asse Merkel-Sarkozy, rinominato dai giornalisti “Merkozy”: la loro identità di vedute consisteva, oltre che sull’assoluta contrarietà alle obbligazioni europee, sull’idea neoliberista che solo massicci tagli alla spesa pubblica possano aiutare i paesi in difficoltà ad uscire dalla crisi ( la cosiddetta austerity).
Finisco dicendo che esistono oltre alle difficoltà politiche, anche difficoltà oggettive che impediscono una introduzione degli eurobond. Sarebbe necessaria una riforma del Trattato di Lisbona, in quanto una clausola contenuta in esso impedisce agli stati membri dell’UE di accollarsi responsabilità di altri stati facenti parte dell’Unione.