i servizi segreti spiavano Enrico Berlinguer. Il segretario del partito comunista morto nel 1984 era “ascoltato” e pedinato. I suoi spostamenti – come gli incontri con compagni di partito e leader politici – erano addirittura fotografati e filmati. “Clienti fissi” degli spioni di casa nostra anche i più stretti collaboratori di Berlinguer, Ugo Pecchioli, Antonio Tatò, Adalberto Minucci.
E’ la più clamorosa delle sorprese riservate dalla perquisizione nello studio di via Boezio di Bettino Craxi. Si dovrà ora chiarire perché quei dossier – migliaia, pare – fossero rubricati con cura nell’archivio del già leader socialista e presidente del Consiglio.
Il resto dell’articolo, apparso su Repubblica il 6 ottobre 1995, lo trovate qui. Il perché migliaia di dossier dei servizi segreti fossero rubricati con cura nell’archivio di Bettino Craxi nessuno lo spiegò mai.
Forse sua figlia Stefania può spiegarcelo, visto che ne intesse le lodi di grande statista democratico e liberale. O suo figlio Bobo, così solerte nel difenderne la memoria dai giudici giustizialisti e giacobini.
Quello che è certo è che di quei dossier su Enrico Berlinguer e dei suoi più stretti collaboratori Bettino Craxi non se ne poté far nulla. A riprova dell’onestà personale di Berlinguer e del gruppo dirigente del partito comunista. Il proposito iniziale sarà stato probabilmente il tentativo di avviare una macchina del fango per screditare l’ex-segretario del PCI, uno dei leader più amati della storia Repubblicana, per far perdere di credibilità alla sua analisi sulla Questione Morale.
Insomma, il craxismo, a ben vedere, fu la versione non plebiscitaria del berlusconismo. Checché ne dicano i Cicchitto e compagnia bella.