Da più di un mese, in giro per Roma, non c’è strada in cui non sia affisso il manifesto della mostra dedicata ai 70 anni del Partito Comunista (1921-91), inserita tra gli eventi per i 150 anni dell’Unità di Italia e a 90 anni dal Congresso di Livorno.
Potevo mancare a siffatta occasione, a siffatto evento culturale? Certo che no! Mi fiondo in metropolitana e vado alla ricerca della Casa dell’Architettura. Dopo un quarto d’ora passato in via principe Amedeo (naturalmente imboccata dal lato sbagliato) arrivo finalmente all’Acquario di Roma scoprendo di esserci passato davanti centinaia di volte nella mia vita, quando coi miei genitori si soggiornava in un albergo lì vicino, sempre chiedendomi cosa ci fosse dentro a quel giardino e in quella struttura.
Entrato nel cancello, giratomi intorno, vedo visi noti di gente sconosciuta
(“Dove l’avrò già visto quell’uomo? E quella donna? Quel ragazzo chi è?”)
e mi avvicino all’ingresso dove due giovani (avranno avuto poco più della mia età) controllano col metal detector che non abbia ordigni esplosivi addosso. Poiché la mia borsa a tracolla si rifiuta di collaborare, ribellandosi al controllo e facendo suonare il metal detector con la sua semplice zip, i due giovani controllori mi invitano al deposito bagagli.
Particolare inutile, direte voi. In un certo senso lo è, ma mi è indispensabile per farvi capire quale è stato il mio impatto con la mostra. Arrivato al deposito, lasciata la mia roba e ritirato il tagliando, leggo su quest’ultimo il timbro “Democratici di Sinistra – Direzione Nazionale”. Sarà che mi commuovo facilmente, ma già ero felice di questa minuscola cosa.
Risalgo le scale, di nuovo i controllori
(“Io entro, eh!” “Vai, vai tranquillo! Buona visita”)
e, varcata la soglia, mi immergo nel rosso. Indescrivibile l’emozione che ho provato nell’osservare, nel leggere, nel respirare nostalgicamente ricordi di un passato che non mi appartiene in senso stretto, ma che comunque caratterizza il mio modo di pensare il mondo, la società, la politica, il mio stesso modo di essere. Perché l’ideologia è una filosofia, una religione!
Rivedo le facce estranee che avevo visto all’ingresso, leggo negli occhi dei visitatori (davvero di ogni età) lo stesso sentimento a me comune e mi sembra di conoscerli uno ad uno da sempre, occhi di lavoratori, di studenti, pensatori, occhi che sognano ancora, anche nell’incubo politico in cui siamo catapultati. Occhi nostalgici, di compagni che si ritrovano pur non essendosi mai visti prima.
Tra le mani di molti spiccano familiari strisce rosse (“Figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica. E, per una strana alchimia, il Paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore”, per restare in tema di incubi) e gli occhi dei più anziani, visibilmente commossi, scrutano noi giovani spronandoci a ridar luce ai loro sogni, noi che ancora sogniamo, che ancora possiamo.
Mi ha toccato molto, se non si era già capito, questa mostra. Mi ha dato forza, voglia di andare avanti, nonostante tutte le difficoltà, di non arrendermi, perché le cose cambieranno o, se non dovessero cambiare, saranno cambiate da noi!
Esco, felice, ritiro la mia roba al deposito, ritorno a casa con un sorriso strano sul viso, sotto braccio lo zaino a tracolla, nell’altro l’Unità.
caro compagno,
a leggere la tua esperienza sembra di rivivere parti della mia vita… Da quello che scrivi dovresti essere giovane pure tu e probabilmente avremo un’età simile.
Abito in un paesino e noi giovani siamo stati per un po’ la luce di quelli che chiamiamo “i nostri anziani” perchè vecchi militanti del pci e perchè da sempre sostengono le nostre battaglie! D’estate si organizza quella che era la festa de l’Unità e che a parte il nome resta tale e una delle ultime sere di festa, vedendo tutte le volte un signore con il nipote, sono uscito dal bancone dove prendevo servizio e gli ho offerto da bere dicendogli “sei sempre qui, questo te lo offro io!”… Lui ringraziandomi del vino mi ha detto che anche lui lavorava alle feste quando d’estate era in ferie, che era nato comunista e che sarebbe morto tale e cosa che mi ha riempito il cuore ha terminato dicendo “vedi mio nipote, lo porto qui perchè voglio che impari cosa vuol dire esser comunista”… Io non sapevo più che dire se non ringraziarlo e dirgli che ce ne vorrebbero di più di nonni così!
Certo, piaciamo meno alla nomenclatura locale ma questa è un’altra storia!
Anche io come te credo che l’ideologia sia una filosofia, un modo di vivere… così l’ho intesa con i miei amici e con la mia ragazza! Uniti per combattere quell’individualismo ed egoismo che questa società porta avanti. stacci attento se qualcosa non va x il verso giusto ti mancherà la terra sotto i piedi e non so come poi si ritorna alla normalità! non te lo auguro ma intanto tieni gli occhi aperti!
Andrò a vedere la mostra anch’io poi ti saprò dire com’è!
un saluto
hai sicuramente ragione, d’altronde son tempi duri per i sognatori, lo so, me ne rendo conto e nessuno potrebbe metterlo in disccussione.. Eppure dove andremmo a finire se non avessimo i nostri sogni a darci qualche motivo per iniziare una nuova giornata?
A presto
F