Roberto Scarpinato, attuale Procuratore Generale di Caltanisetta, rischia un procedimento disciplinare e addirittura il trasferimento per incompatibilità territoriale.
Queste sono infatti le richieste di Nicolò Zanon, PDL (che coincidenza!), al Comitato di presidenza del Csm in seguito al discorso di Scarpinato in commemorazione della strage di via d’Amelio, in cui perse la vita Paolo Borsellino e i membri della sua scorta.
Cosa avrà mai detto? Riportiamo giusto l’incipit del suo discorso:
Caro Paolo,
oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio partecipare alle cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite – per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà.
E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di questuanti pronti a piegare la schiena e a barattare l’anima in cambio di promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi.
Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti loro di farci la grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità, giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti.
Voi che a null’altro credete se non alla religione del potere e del denaro, e voi che non siete capaci di innalzarvi mai al di sopra dei vostri piccoli interessi personali, il 19 luglio tacete, perché questo giorno è dedicato al ricordo di un uomo che sacrificò la propria vita perché parole come Stato, come Giustizia, come Legge acquistassero finalmente un significato e un valore nuovo in questo nostro povero e disgraziato paese.
Nei giorni a cavallo del 20 Luglio, giorno dell’anniversario della strage di Capaci, sono state dette tante parole.
Molte parole vuote, non perché non sia più necessario ricordare quanto avvenuto, ma perché pronunciate da persone vuote, di facciata.
Molte parole addirittura false, ipocrite, sporche, perché pronunciate da certe persone (leggi: politici) che devono il proprio potere a collusioni mafiose e talvolta non esitano a manifestare il proprio potere in forma mafiosa.
Le parole di Roberto Scarpinato sono state tra le poche parole vere, sentite e che sono riuscite realmente a trasmettere un messaggio, senza scadere in una vuota retorica da applauso.
Ma siamo un Paese strano.
C’è qualcuno (leggi: Feltri) che può permettersi di liquidare come idioti magistrati e forze dell’ordine con un astuto sillogismo: “Se uomini così bassi sono riusciti per tanto tempo a sfuggire alla giustizia, significa che coloro i quali li braccavano invano erano più bassi ancora.”
Qualche critica, tante copie vendute in più e la convinzione che sia un “cinico intellettuale di destra”
C’è invece chi ha il coraggio di esporsi, chi rinuncia alla vita comoda dei lacchè e dei servi intellettuali.
Il risultato? Esser messi a tacere, bollati come faziosi e spostati chissà dove.
Io sto con Scarpinato, tu?